Una manovra «responsabilmente espansiva», e basata su stime molto prudenziali sia per il gettito della lotta all’evasione, sia per l’impatto sulla crescita atteso dalle altre misure, tra le quali spunta anche la mini rivalutazione delle pensioni tra 1.500 e 2 mila euro al mese. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, risponde così alla Commissione Ue che chiede lumi sul deficit strutturale e la spesa pubblica programmata nel 2020 a un livello più alto di quello concordato, e di un debito pubblico fuori linea. «Noi riduciamo il debito pubblico, ma lo facciamo attraverso un percorso più morbido, perché deve essere sostenibile sul piano economico» ha detto ieri Gualtieri. Con una congiuntura fragile come quella attuale, dove prevalgono i rischi di un peggioramento, e con una crescita dell’economia interna molto debole, anche se ieri l’Ufficio di Bilancio ha migliorato la sua previsione per il 2019, indicando un aumento del Prodotto interno lordo dello 0,2%, una manovra restrittiva come quella chiesta dalla Ue sarebbe controproducente.
«Non chiediamo all’Europa un favore: abbiamo chiesto giustamente flessibilità per sostenere politiche di sviluppo» insiste Gualtieri, sottolineando il cambio di passo rispetto alla politica del governo precedente. «Quando sono arrivato ho aperto i cassetti e ho trovato i frutti della demagogia, dei debiti, dei condoni, della flat tax: un modello che non va da nessuna parte» ha detto Gualtieri, affondando il colpo. «Per far fronte ai disastri della Lega ho trovato una Legge di Bilancio con 6 miliardi di tagli lineari a scuola, sanità e istruzione». Nella lettera Gualtieri insiste soprattutto su due aspetti, le entrate dalla lotta all’evasione e la perdurante debolezza del ciclo economico interno, che i dati della Commissione non colgono appieno. Sull’evasione, spiega Gualtieri, la stima del gettito previsto per l’anno prossimo, 3 miliardi di euro, è realistica e anzi prudente. Nello stesso tempo, sottolinea Gualtieri, l’economia italiana continua a viaggiare ben al di sotto del suo potenziale, il che non giustifica la richiesta di una manovra restrittiva.
La Legge di Bilancio vera e propria, come il decreto fiscale che l’accompagna, (la prima prevede 8,5 miliardi di interventi, il decreto ne porta in dote altri 6,5 ) è quasi definita ed arriverà in Parlamento la prossima settimana. Tra le misure elencate in uno schema che gira tra i ministeri spunta anche un aumento delle tasse sul tabacco (200 milioni), oltre alla conferma di quelle su plastica e bevande zuccherate, al ritocco delle accise sul gasolio (dal 2021), della cedolare secca sugli affitti concordati (al 12,5%) per un importo complessivo di 5 miliardi (500 milioni dai giochi), e all’eliminazione del superticket da settembre.
L’intervento sulle partite Iva, «la nuova classe operaia» secondo Luigi Di Maio, sarà limitato. Il taglio del cuneo fiscale riguarderà invece i dipendenti con redditi fino a 35 mila euro, mentre il bonus Renzi si fermava a 26.600 euro di reddito. Per la famiglia arriva un fondo unico da 2 miliardi nel triennio con un assegno da 400 euro al mese per ogni figlio. Per il rinnovo dei contratti pubblici sono stanziati 3,1 miliardi.
Il bonus «Befana» con la restituzione di una quota della spesa a chi paga con carte e bancomat potrebbe valere fino a 3 miliardi di euro. Oltre al rimborso della spesa, nel bonus saranno inserite anche nuove detrazioni. L’operazione «Italia cashless» punta sul contrasto all’uso del contante per combattere l’evasione e prevede la possibilità di ottenere uno sconto fiscale, sempre a gennaio, sulle spese per alcuni servizi oggi non detraibili, come quelle di riparazione. Le detrazioni fiscali saranno però ridotte a partire dai 120 mila euro di reddito.