È Carige la prima banca italiana a essere commissariata dalla Bce. Una decisione che era nell’aria da una decina di giorni, da quando cioè l’assemblea aveva bocciato l’aumento di capitale da 400 milioni, in conseguenza dell’astensione dal voto dell’azionista di riferimento, la famiglia Malacalza, titolare del 27,7% del capitale. I primi due consiglieri di amministrazione, la vicepresidente Lucrezia Reinchlin e il consigliere Raffaele Mincione, si erano dimessi dal cda già il giorno successivo all’assemblea. Altri cinque, fra cui il presidente Pietro Modiano e l’ad Fabio Innocenzi, hanno lasciato ieri mattina. A questo punto, con il consiglio decaduto e la banca ingovernabile, mentre il titolo era già stato sospeso dalla Consob, è entrata in campo la Bce, indicando l’amministrazione straordinaria come unica soluzione possibile.
In una nota, Palazzo Chigi manifesta la « vigile attenzione del governo, ai suoi massimi livelli » con il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria impegnati a seguire la vicenda.
Ma ancor più della decisione in sé, l’anomalia sembra rappresentata dal fatto che come commissari la Bce ha scelto il presidente e l’ad uscenti,Pietro Modiano e Fabio Innocenzi, aggiungendo a loro Raffaele Lener. Si tratta quindi di una conferma degli attuali amministratori e del loro lavoro e, di conseguenza, di una sorta di sanzione nei confronti dei primi azionisti, la famiglia Malacalza, che con il loro “non voto” hanno esercitato una scelta gestionale che ha fermato il percorso di risanamento della banca, sfiduciando di fatto amministratori nominati soltanto tre mesi prima.
In un videomessaggio ai dipendenti, Fabio Innocenzi ha confermato che nulla cambia rispetto a quanto già previsto, «dal rafforzamento patrimoniale al rilancio commerciale, fino alla riduzione dei crediti deteriorati e al capitolo- aggregazione » . E lo stesso ha fatto anche Pietro Modiano, parlando di un provvedimento « singolare, unico » , che certifica una sorta di continuità con il precedente consiglio, tale da «rafforzare la prospettiva della governance e non di indebolirla».
Insieme agli altri commissari si aprirà immediatamente anche una “riflessione” con il Fondo Interbancario che ha sottoscritto 320 milioni di prestito subordinato, consentendo a Carige di chiudere l’anno nel rispetto dei parametri indicati da Bce. Proprio questa mossa servirà nell’immediato ad affrontare la questione del tasso che la banca deve riconoscere al Fondo. Lo stop all’aumento di capitale lo ha fatto schizzare, secondo gli accordi a suo tempo previsti in caso di bocciatura, al 16%. È un rendimento che a Carige costa 51,2 milioni l’anno e appare insostenibile. Il primo obiettivo della banca sarà quindi quello di negoziare una sua riduzione, ipotesi che appare praticabile, come ha anche lasciato intendere il presidente del Fondo Salvatore Maccarone. Ma sarà il passo successivo il discrimine dell’operazione. Il piano di conservazione del patrimonio presentato a fine novembre a Bce poggiava infatti su due pilastri: il prestito subordinato, nelle intenzioni degli amministratori fino a 400 milioni, e un aumento di capitale di importo analogo, per rimborsare i sottoscrittori del bond. Ma mentre il primo passaggio è andato in porto ( anche se parzialmente), il secondo è stato stoppato dai Malacalza. A questo punto, per evitare l’aumento di capitale, i commissari potrebbero optare per una conversione del prestito subordinato in capitale, consegnando così la maggioranza di Carige al Fondo. Il nuovo partner sarebbe a questo punto da cercare qui dentro, con Unicredit indicato come il candidato maggiormente accreditato per l’alleanza. Restano comunque aperte anche altre opzioni che, dovendo passare dall’assemblea, vedrebbero in campo i Malacalza, fondamentali per il via libera a qualsiasi tipo di operazione, a cominciare dal ritorno dell’aumento di capitale. Prima delle scelte condivise, però, bisognerà anche valutare la reazione dei primi azionisti di Carige alla decisione di Bce di commissariare la banca. E non è nemmeno da escludere che contro questo provvedimento i Malacalza intendano presentare ricorso.