Se è vero che nell’anno del Covid sono diverse le imprese che hanno visto crescere i propri affari, bisogna sottolineare che c’è chi lo deve all’essersi trovati nel “settore giusto” al momento giusto. Altri, invece, ci sono riusciti grazie a strategie costruite nel tempo, che hanno permesso di contrastare le difficoltà della pandemia e che permetteranno di resistere alle crisi future.
Questo è il caso di Carel, una delle nostre multinazionali tascabili. Dal 1973, quando è partita fabbricando quadri elettrici a Brugine, nel padovano, l’azienda ha fatto fortuna creando una nicchia che ancora non esisteva: sistemi intelligenti per impianti di condizionamento o refrigerazione. L’accoglienza è stata tale che, in poco tempo, Carel è passata da una dimensione prettamente europea a una globale, con ordini da tutto il mondo – tanto che circa l’80% dei suoi 332 milioni di fatturato arriva dall’estero. Per far fronte a una domanda in costante crescita, il gruppo ha gradualmente ampliato la propria produzione con l’apertura di nuovi siti produttivi: oggi sono 9, sparsi tra Europa, Americhe e Asia.
Ed è proprio l’organizzazione della produzione una delle chiavi che ha permesso di chiudere il 2020 con un miglioramento dei conti. Grazie a una strategia di mirroring produttivo – ossia la produzione di ciascun prodotto almeno in due stabilimenti diversi –, il gruppo è riuscito a mitigare l’impatto dei lockdown dal punto di vista logistico. Inoltre, rivolgendo i suoi prodotti a diversi mercati, le crisi di alcuni di questi, come il comparto automotive o il food service, sono state compensate dalle performance di altri settori, come i data center, le pompe di calore e i supermercati. Grazie a questi due fattori, il fatturato del gruppo è riuscito a crescere da 327 a 332 milioni di euro, mantenendo i solidi parametri di marginalità che hanno caratterizzato il gruppo negli anni, con il margine operativo lordo che si porta a 65 milioni, pari al 19,7% dei ricavi.
Ma il gruppo nel 2020 non si è limitato soltanto a crescere: è corso anche ai ripari per il 2021. Prevedendo lo shortage delle materie prime, soprattutto sul fronte elettronico, verso la fine dell’anno sono state aumentate le catene di fornitura e alzati i livelli dei magazzini. Ciò ha permesso di affrontare una domanda anche maggiore rispetto al 2020. E grazie a una posizione finanziaria che si è portata da 62 a 49 milioni, il gruppo prevede un ulteriore consolidamento anche tramite acquisizioni strategiche, con le quali mira a espandersi sia dal punto di vista tecnologico che geografico.