Come vivessero in un universo parallelo. Bisognerebbe chiedere a chiunque aspiri a cariche di governo – economiche e non solo, nazionali ma non soltanto – di uscire appena un attimo dalle stanze del Palazzo e scendere qui: nei territori. Basterebbe qualche ora. Servirebbe, naturalmente, che si disconnettessero dalla perenne «modalità campagna elettorale» e si mettessero (meglio se in incognito) semplicemente ad ascoltare. Chi lavora, e chi il lavoro lo dà. Scoprirebbero, tra gente che probabilmente li ha votati e sicuramente ha contribuito alla rivoluzione del 4 marzo, quanto poco sia il caso di darli per scontati.
I 500 Champions trovati da l’Economia e ItalyPost, per esempio. Sono la punta di diamante di una piccola e media imprenditoria che, se in molti casi è stata spazzata via dalla selezione della specie attuata dalla Grande Crisi, in molti altri ha continuato a investire, innovare, crescere. Senza le loro tante, spesso insospettate eccellenze, l’unico export su cui avremmo potuto contare sarebbe stato quello di pochi grandi gruppi – sostanzialmente l’auto e il suo indotto – e le radici su cui innestare la ripresa non sarebbero state così diffuse. Adesso che ci chiediamo se sulla ripresa possano esplodere mine nascoste, è ascoltando quegli imprenditoridentro i loro territori che si intuiscono le possibili risposte. Dopo Vicenza e Piacenza, L’Economia e ItalyPost fanno tappa (oggi in queste pagine, venerdì «sul posto») ad Acqui Terme.
Palpabile, ovunque, la sensazione che delle «loro» eccellenze ci si appropri, spesso, per trasformarle in alibi. Tipo: «Sono macchine da guerra, ce la fanno da soli». Sì, è vero: questi imprenditori sono macchine da guerra. Sì: ce l’hanno fatta da soli. Fin qui. Dopodiché: è normale, è accettabile che persino nell’avanzatissimo triangolo Veneto-Emilia-Piemonte ci siano interi distretti «in cui lavoriamo ancora senza nemmeno la rete 3G»? Voce di uno degli imprenditori incontrati in questa prima parte del tour. Il fatto che non ne parlasse con il tono di lamento-accusa cui ci hanno assuefatto i convegni, ma si limitasse alla nuda constatazione, è peggio che un segnale. Poiché è silenzioso, è il vero campanello d’allarme.
*L’Economia, 23 aprile 2018