Queste sono le incognite che muoveranno i listini globali non oggi, ma nelle prossime settimane. Perché fino a mercoledì scorso le Borse correvano sui massimi con l’idea che il coronavirus avrebbe avuto un impatto economico solo temporaneo, ma ora la situazione potrebbe cambiare. Se il salto di qualità del virus provocasse un peggioramento delle previsioni economiche per il 2020, allora le Borse sarebbero costrette a prenderne atto. Se, invece, gli economisti restassero dell’idea che – in ogni caso – l’impatto economico dell’epidemia resterà temporaneo, allora le Borse potrebbero continuare a correre. Oggi è presto per avere una risposta. L’emotività, nel breve, può aumentare le oscillazioni e la volatilità. Ma, separando le emozioni dai fatti, per capire come i listini si muoveranno è necessario analizzare i fattori di sostegno e quelli invece che potrebbero abbatterli.
I pilastri delle Borse
Ci sono almeno cinque motivi per cui i mercati azionari nelle scorse settimane, nonostante l’emergenza del coronavirus, hanno più volte aggiornato i massimi. Uno: la fiducia nelle banche centrali, che possono intervenire in soccorso dell’economia qualora la situazione sanitaria ed economica dovesse peggiorare. Due: l’idea, condivisa dalla stragrande maggioranza degli operatori, che il virus possa avere un impatto solo temporaneo sulla crescita globale. Tre: la liquidità è talmente abbondante e i tassi d’interesse così bassi che gli investitori non hanno altro posto dove andare se non in Borsa. Quattro: il fatto che anche quando le Borse erano sui massimi, le aziende più esposte sulla Cina o sul virus venivano comunque penalizzate sui listini: questo significa che gli investitori facevano distinzioni e non compravano ciecamente di tutto. Cinque: ormai i mercati sono dominati da algoritmi, che riducono al minimo l’emotività.
Di questi cinque motivi, almeno quattro restano validi anche in un nuovo scenario di emergenza globale. A maggior ragione le banche centrali occidentali potrebbero intervenire per sostenere economia e mercati, come nelle scorse settimane ha fatto quella cinese. Anche la liquidità resta molto abbondante, sui record storici: questo lubrifica i mercati. E smussa le tensioni. L’unico elemento che potrebbe cambiare è quello economico: il punto è capire se davvero l’allargamento del virus fuori dai confini cinesi possa cambiare il contesto.
I nuovi rischi
Questo è il tema chiave. Il coronavirus e, soprattutto, le misure adottate dai vari Governi per contenerlo bloccano voli, turisti e fabbriche, inceppano la catena della produzione globale, frenano investimenti e consumi. L’impatto economico è inevitabile. L’interrogativo non è dunque «se» ci sia un effetto negativo sul Pil globale, ma quanto sia duro e quanto possa durare. Questa è la domanda chiave per chi investe: perché se la frenata del Pil fosse relegata in un unico trimestre e fosse compensata nella restante parte dell’anno, allora le Borse non dovrebbero scomporsi più di tanto. Ma, affinché questo resti lo scenario più probabile, è necessario che l’epidemia venga contenuta in fretta. Se invece si allarga ad altri Paesi, i tempi potrebbero allungarsi.
Il problema per le Borse in tal caso sarebbe serio. Nel 2019 i listini sono infatti saliti sui massimi storici nonostante l’economia debole e gli utili aziendali in frenata, sulla scommessa che una volta risolta la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina la crescita sarebbe tornata più forte. L’anno scorso i prezzi delle azioni sono saliti senza essere seguiti dagli utili delle aziende, allargando la forbice tra mercati ed economia reale. Nel 2020 difficilmente questo scollamento potrà durare a lungo: o l’economia si allinea alle quotazioni azionarie elevate, oppure devono essere le quotazioni azionarie ad allinearsi – al ribasso – all’economia. Il virus potrebbe essere l’ago della bilancia.