La frenata del Pil italiano ridisegna la mappa dei consumi tricolori fotografando un Paese più insicuro, più verde e molto più attento a come usa i propri soldi. La spesa delle famiglie – certifica il Rapporto Coop Italia – è calata l’anno scorso in termini reali dello 0,9%, il primo segno negativo dal 2013. E anche il 2019 rischia di fare la stessa fine, andando in archivio in rosso. La ripresina dell’economia tra il 2015 e inizio 2018 non è riuscita a rimarginare le cicatrici lasciate dalla crisi: l’occupazione è tornata ai livelli pre-Lehman. I redditi però no e sono ancora inferiori del 9% rispetto a quelli del 2008 «perché i nuovi posti di lavoro sono stati creati soprattutto nei settori a minor valore aggiunto», dice Albino Russo, direttore centrale di Ancc-Coop. Risultato: gli italiani – con buona pace dei luoghi comuni – lavorano 400 ore all’anno in media più dei tedeschi ma guadagnano il 39% in meno. «E negli ultimi anni ben 6 milioni di persone hanno perso lo “status” di classe media» continua l’autore dello studio, con difficoltà più accentuate nelle famiglie monoreddito.
Unica eccezione (anche se il dato «non ha ancora valore statistico », spiega Russo) l’aumento dei consumi registrato negli ultimi tempi tra gli under 35 e in alcune aree del Sud dove è maggiore l’incidenza del reddito di cittadinanza. Una mini-remuntada che non basta però a chiudere la forbice del potere d’acquisto tra nord e sud: una famiglia lombarda spende in media 3.020 euro al mese contro i 1.920 della Calabria.
I toni accesi del dibattito politico – specie sul fronte dell’immigrazione – e l’effetto Greta hanno cambiato le priorità d’acquisto e le abitudini degli italiani: le licenze per porto d’armi sono cresciute del 13,8%, il 20% vorrebbe possedere un’arma per difesa personale e solo il 19% dei nostri connazionali pensa che il Belpaese non sia un posto sicuro (la media in Europa è del 33%) malgrado i reati denunciati siano inferiori rispetto a molte altre nazioni del Vecchio continente.
Perdono invece quota nei primi mesi del 2019 – ed è la prima volta da molto tempo – le vendite di smartphone (-1,6%) mentre sono in netta crescita quelle di elettrodomestici più “pratici” e tradizionali come gli aspirapolveri senza filo e le pentole elettriche per la cottura rapida. Uno strumento indispensabile in ogni cucina per un Paese dove si sta sempre meno ai fornelli: gli italiani hanno dedicato in media nel 2018 37 minuti al giorno a cucinare, contro l’ora del 1998. Pranzo e cena arrivano sempre più spesso da fuori con food-delivery a domicilio (un abitudine ormai per il 26% delle famiglie). O in alternativa si mettono insieme usando i cibi pronti come le insalate già lavate o quelli da scongelare nel microonde che stanno colonizzando gli scaffali dei supermercati, con vendite in crescita del 9% in un panorama di consumi alimentari piatto. La spesa per il cibo confezionato da terzi senza passare per la padella di casa è salita ormai a 83 miliardi di euro.
L’altro grande fenomeno nei carrelli della spesa tricolori è l’effetto Greta: la vendit a di auto ibride è cresciuta del 30%, quella di quattroruote elettriche del 148%. Un italiano su quattro (un record in Europa) ha comprato almeno un capo d’abbigliamento “ecologico” e l’arrivo sul mercato dei più giovani amplificherà nel futuro questa tendenza. In gran spolvero anche i consumi di prodotti “bio” (con grande gioia della distribuzione che ne ricava margini maggiori). Molti scommettevano pure su un crollo dei consumi di carne, responsabile di gran parte delle emissioni e dei consumi d’acqua legati al consumo alimentare. Nel 2018 però, un po’ a sorpresa, il mercato si è mosso in direzione opposta, che ha visto le vendite nella grande distribuzione salire del 3,5%.
Nell’immediato però l’emergenza per Marco Pedroni, presidente di Coop Italia, è quella di «sterilizzare l’aumento dell’Iva e intervenire sul cuneo fiscale» per far ripartire la domanda con una politica redistributiva dei redditi.