Tramonta la Seconda Repubblica, e c’è il buio oltre le urne. Mentre si allungano le ombre sugli epigoni di un’epoca più che ventennale, servirà del tempo per capire come il voto si tradurrà in una maggioranza parlamentare. Le incognite sul futuro governo sono legate a un radicale cambio della geografia politica che potrebbe trasformare l’Italia in un inedito laboratorio europeo, con il primo gabinetto a guida populista di uno dei Paesi fondatori dell’Unione. I pilastri sostenuti dai partiti che si sono alternati a Palazzo Chigi negli anni del bipolarismo hanno ceduto. La debacle del Pd renziano e insieme la marginalità degli scissionisti dalemiani segnano il fallimento complessivo di una sinistra incapace di uscire dalla logica delle faide. E condannata ora a un ruolo ancillare rispetto ai 5 Stelle e al centrodestra.
I grillini si proiettano verso un successo che li porta ad essere per distacco la prima forza nazionale, una sorta di nuovo baricentro del sistema, l’espressione plastica della fine di un’era, i portabandiera di un vento che soffia anche su quella che fino a ieri è stata un’alleanza a trazione moderata. Se il centrodestra supera M5S è solo per il fatto che si è presentato come un rassemblement , sebbene sia evidente la faglia che separa Berlusconi da Salvini, capace di un sorpasso sull’alleato che imprime una svolta storica. In ogni caso è tra questi due blocchi che si disputerà la sfida di governo, com’era già accaduto nei mesi scorsi alle elezioni siciliane, solo che rispetto ad allora le condizioni sono assai diverse per i mutati rapporti di forza che emergono dalle urne. E se è vero che nessuno riuscirà ad ottenere i numeri per formare autonomamente una maggioranza, allora sarà in Parlamento che dovranno tentare di formarla.
Il testa a testa tra centrodestra e 5 Stelle inizierà a Palazzo Madama, dove si verificherà chi e in che modo saprà trovare i voti per far eleggere il proprio candidato alla presidenza del Senato: quel test fornirà un primo indizio al capo dello Stato su una futura maggioranza di governo. E qui iniziano le incognite sulle manovre dei contendenti, che solo il risultato definitivo delle urne potrà (in parte) sciogliere. Con un centrodestra in cui — per voti e seggi — toccherà a Salvini la guida, è evidente che la strategia sarà diversa rispetto a quella immaginata dal leader azzurro. E non è detto che la coalizione reggerà. Di sicuro il passaggio di testimone non sarà indolore.
Sul fronte opposto, Di Maio si troverà davanti a un bivio esistenziale per la creatura di Grillo: un movimento che si è proposto e si è imposto come forza di rottura rispetto al passato, per arrivare a Palazzo Chigi dovrà inevitabilmente allearsi con un pezzo del passato. Ed è pronto a farlo, come ha preannunciato Di Battista, dopo che il fondatore di M5S ha dato il via libera alla mission : quello che nei giorni scorsi era parso soltanto un rito propiziatorio in realtà era un’esortazione preparatoria. L’idea di «parlare con tutti» non esclude nessuno, neppure l’ipotesi di un accordo con la Lega. E allora sì che salterebbe definitivamente il banco.
In ogni caso i contendenti — per centrare l’obiettivo — potrebbero avere bisogno del sostegno di un pezzo del blocco di sinistra. Ecco quale sarà la funzione di Pd e Leu, una mera funzione di risulta. Bisognerà verificare se l’arrocco di Renzi — con il passaggio all’opposizione — resisterà alle pulsioni di un partito dove persino il gruppo dirigente vicino al segretario è allo sbando. Il risultato elettorale farà capire se il leader riuscirà a tenere la linea dello «splendido isolamento» o se gli oppositori interni riusciranno a creare una massa critica capace di metterlo in mora.
I giochi sulle presidenze delle Camere saranno un primo crash-test. La casella del Senato sarà però il vero crocevia di ogni futura strategia. L’inquilino di Palazzo Madama, infatti, non solo potrebbe essere chiamato dal Quirinale a gestire un incarico esplorativo per formare un governo. Siccome questa legislatura — se arrivasse alla naturale conclusione — eleggerebbe il nuovo presidente della Repubblica, in prospettiva chi sarà la seconda carica dello Stato diverrà uno dei potenziali candidati alla successione di Mattarella. Ma il futuro è già oggi, sta nel riparto dei voti e dei seggi che disegnano la sfida tra un centrodestra post-berlusconiano e un Movimento post-grillino. Il tripolarismo ha consunto un polo: la sinistra. Quella della «rottamazione» e quella della «ditta».