È stretta sull’immigrazione nel Regno Unito post-Brexit. Il governo ha annunciato la più grande riorganizzazione da 40 anni a questa parte per i migranti provenienti dall’Unione europea: i visti di lavoro temporanei saranno limitati a un anno, mentre i lavoratori specializzati dovranno dimostrare di avere un salario minimo, forse di 30 mila sterline l’anno, e dovranno essere sponsorizzati dal datore di lavoro. Viene così abolita la corsia preferenziale per i cittadini comunitari rispetto agli altri stranieri: il sistema sarà basato sulle competenze, non sul luogo d’origine.
«Le porte restano aperte», ha detto il ministro degli Interni Sajid Javid, allo scadere dei cento giorni dal divorzio. Ma nessun lavoratore potrà passare per quella porta senza una sorta di visto.
Javid ha presentato l’atteso Libro Bianco sull’immigrazione ai Comuniquando era appena finita la bagarre sul presunto «stupid woman» diretto dal leader laburista Corbyn alla premier Theresa May (lui nega, dice di aver detto «persone stupide», le telecamere sembrerebbero confermare il labiale….) Javid ha cercato di rimettere ordine annunciando le misure, che entreranno in vigore dal 2021, e non riguardano i tre milioni di europei presenti nel Paese, compresi 600mila italiani. Ma sono severe per chi viene dopo.
Le preoccupazioni per l’impatto dell’immigrazione ha svolto un ruolo determinante nel referendum del 2016, a May su questo punto è inflessibile. Ma una riduzione troppo drastica spaventa le aziende.
Secondo le nuove norme, i lavoratori non qualificati con visto possono restare per un anno, poi devono andare via per almeno 12 mesi; non potranno portare familiari o trasformare il soggiorno in permanente. È un sistema transitorio che verrà rivisto nel 2025. Per i lavoratori qualificati, non ci sarà come ora un tetto al numero di arrivi ma una soglia salariale minima, su cui il governo è spaccato: il cancelliere Hammond, e con lui molte imprese, ritiene 30 mila sterline un limite troppo elevato, May insiste. Il compromesso è una consultazione con le imprese. I Tory vogliono ridurre l’immigrazione netta a decine di migliaia, rispetto ai 273 mila attuali, ma Javid ha parlato di «livelli sostenibili», senza fare numeri. Per gli studenti, tra i quali tantissimi italiani, non è stato fissato un limite ma c’è un tempo limitato, tra sei mesi e un anno a seconda del titolo di studio, per trovare un impiego permanente.
Le misure scatteranno in caso di accordo tra Bruxelles e Londra. Ma nell’impasse della politica britannica, con Westminster che sembra intento a bocciare il testo nel voto di gennaio, aumentano i preparativi per un «no deal».
Anche Bruxelles si prepara e ha pubblicato misure che prevedono mantenimento dei voli diretti Ue-Gran Bretagna, il trasporto merci e i diritti dei cittadini, ma solo a condizione di reciprocità.
Verranno tutelati a tempo anche alcuni servizi finanziari, e sono previste misure generose per i britannici in Europa. Ma, sottolinea Bruxelles, sono misure «unilaterali» e «di breve durata», che non riproducono le condizioni di appartenenza all’Ue. Anche Londra si sta preparando: 3.500 soldati in stand-by per intervenire in caso di crisi.