Dopo un 2018 all’insegna della volatilità le prime settimane del nuovo anno si confermano orientate in direzione opposta per i titoli di Stato italiani. Sul mercato secondario il tasso del BTp decennale è sceso sotto la soglia del 2,7% per la prima volta da agosto (spread Btp e Bund a 243), mentre il rendimento del biennale, che ad ottobre aveva toccato un picco all’1,8%, è sceso a quota 0,3% come non accadeva da maggio. Sul mercato primario poi il Tesoro continua a registrare segnali positivi. Ieri, per la prima volta dall’insediamento dell’esecutivo giallo-verde, il Tesoro ha collocato BoT semestrali con rendimenti negativi (-0,025%) con una domanda di 11,833 miliardi a fronte di un ammontare collocato di 6,5 miliardi. Numeri che lasciano ben sperare in vista del collocamento di titoli a lunga scadenza in programma per oggi da cui il Tesoro punta a raccogliere fino a 8 miliardi.
Le aste di questi giorni sono andate bene anche perché – segnala Intermonte – in questa settimana i creditori del Tesoro hanno intascato circa 50 miliardi di euro tra titoli in scadenza e cedole. Ma anche al netto del fattore tecnico è evidente il riposizionamento degli investitori sui BTp in queste prime settimane dell’anno. Lo dimostra il collocamento di sindacato del BTp a 15 anni dello scorso 15 gennaio che ha fatto registrare richieste pari a 35 miliardi a fronte di un ammontare collocato di 10 miliardi. Se l’intesa sulla legge di bilancio con l’Unione europea è stata decisiva per innescare il calo di rendimenti e spread tra novembre e dicembre il rally recente pare soprattutto frutto di un contesto più favorevole di politica monetaria. I governatori delle principali banche centrali, a partire dal numero uno della Fed Jerome Powell, hanno preso atto del rallentamento del ciclo a livello globale e hanno fatto dichiarazioni all’insegna della prudenza e ciò ha avuto ripercussioni positive sui mercati.
Tra gli addetti ai lavori tuttavia non c’è unità di vedute sul fatto che questo trend possa continuare. Ronald Van Loon, gestore obbligazionario per l’area euro di Blackrock, fa sapere ad esempio di avere un atteggiamento “neutrale” sui BTp: «In queste settimane è in atto un generale riprezzamento di tutte le classi di investimento rischiose alla luce delle mosse dei banchieri centrali ed è normale che anche i BTp ne beneficino». Ciò tuttavia non è il preludio a un riposizionamento più netto sul debito sovrano del nostro Paese a cui il gestore, in questa fase, preferisce i bond di banche e società italiane nell’ambito di un generale riposizionamento dell’asset manager sul segmento corporate denominato in euro. Di tutt’altro avviso Mondher Bettaieb, capo del reddito fisso di Vontobel AM, che vede nei BTp un’opportunità e stima che il tasso a 10 anni possa scendere fino al 2,2% entro l’anno. Chris Attfield, strategist di Hsbc, si definisce «ottimisticamente neutrale» sui bond periferici e prevede uno spread Bund-BTp a 200 punti nel secondo semestre. Sempre che – precisa – non ci sia turbolenza politica o una recessione. Se sul primo fronte l’appuntamento chiave sarà quello delle elezioni europee sul secondo saranno i dati macro la variabile da tenere d’occhio. C’è infine un ultimo fattore: la volatilità. Per Jeff Boswell, capo del credito per i mercati sviluppati di Investec «è destinata a tornare. Meglio mantenere un atteggiamento prudente».