Le previsioni sul voto degli italiani — in una giornata di polemiche per i ritardi con lunghe code ai seggi in tutta Italia e casi di schede sospese — sono state rispettate solo in parte. Secondo le prime proiezioni del Senato, il centrodestra si ferma intorno al 35,5 ed è ancora distante dalla soglia di governabilità del 40% promessa da Berlusconi, con l’aggravante poi di avere il fiato sul collo dei 5 Stelle che sfondano abbondantemente quota 30%: i pentastellati sono il primo partito con il 32,5%.
In terza posizione si piazza il blocco del centrosinistra che naviga intorno al 23%, con un Pd in forte calo crolla al 19,2%. Chiude la classifica Liberi e uguali che lotta per la sopravvivenza perché il partito di D’Alema e Bersani è accreditato al 3,5%. Con questi dati, dunque, risulterebbe impossibile costituire una maggioranza politica in Parlamento capace di sostenere un governo. Sulla carta, però i tre partiti sovranisti (M5S, Lega e Fratelli d’Italia) avrebbero il 52,8% del Senato.
Questo indicano le prime proiezioni del Senato del consorzio Opinio/Piepoli per la Rai quattro ore dopo la chiusura dei seggi. Mentre i dati reali evidenziano che il crollo dell’affluenza è stato molto contenuto: i votanti sono stati il 73,7% al Senato, soltanto l’1,8% in meno rispetto alle Politiche 2013. E 5 punti e mezzo in più rispetto al Referendum costituzionale del 4 dicembre del 2016.
Nella notte, dunque, la tendenza evidenziata dalle proiezioni disegna un quadro in cui, seppure la classifica generale dei blocchi è quella prevista, le distanze tra i partiti sono una vera sorpresa. Oltre al boom dei 5 Stelle, c’è da registrare il sorpasso della la Lega su Forza Italia: alla Camera (prima proiezione) il partito di Salvini è al 17% mentre gli azzurri di Berlusconi si fermano 13,9%. Se il dato definitivo dovesse virare davvero a favore della Lega, questo vorrebbe dire che il centrodestra è ufficialmente a guida Salvini. In ogni caso la Lega quadruplica i voti rispetto al 2013. Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni è al 4,2% (alla Camera al 3%). In alcuni collegi dell’Emilia, poi, si sarebbe verificato l’incredibile sorpasso del centrodestra sul centrosinistra.
È il Mezzogiorno a tirare la volata ai 5 Stelle che vengono accreditati dalle proiezioni Opinio/Piepoli al 32,5%. Molto di più rispetto alle previsioni. Se l’affermazione del movimento di Davide Casaleggio fosse di questa portata, il balzo in avanti rispetto al 2013 sarebbe enorme: molti voti in più per il M5S, forse anche due milioni di voti rispetto a 5 anni fa quando il bottino elettorale del M5S fu del 25,5% (8 milioni e 691 mila voti). Dal Sud: da lì è partito quel vento di protesta che avrebbe regalato al Movimento di Grillo forse due milioni di voti in più rispetto alle politiche del 2013. Ma l’Italia dei 5 Stelle risulterebbe comunque spaccata, perché al Nord il partito guidato da Luigi Di Maio si attesta intorno al 20% mentre in Campania e in Sicilia al 50%.
Nel centrosinistra il Pd arretra paurosamente. I voti diretti per il partito di Matteo Renzi si fermano al 19,2%. Con un calo vistoso rispetto al 25,4% del 2103 quando il Pd di Pierluigi Bersani ottenne 8 milioni 646 mila voti. Dunque, anche sommando i voti del Pd di Renzi e quelli di Leu (che ottiene più o meno il milione di voti raccolti da Sel nel 2013) non si raggiunge il dato complessivo dei dem di 5 anni fa. Resta da vedere ora se verrà confermato il dato di +Europa (2,5%) che, sotto la soglia del 3%, regalerebbe i voti ottenuti nel proporzionale al Pd. Nulla da fare anche per gli altri due alleati del Pd: Insieme e Civica e popolare oscillano intorno al l’1%. Sotto quella soglia loro voti non andrebbero spalmati alla coalizione del centro sinistra.