Confindustria ha manifestato a più riprese la sua insoddisfazione rispetto agli interventi del governo in materia economica. A partire dal decreto Dignità. Per finire con la legge di Bilancio. Il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi ha sempre condiviso la linea di viale dell’Astronomia. E in diverse occasioni ha aggiunto del suo. Ieri davanti al premier Giuseppe Conte ha ribadito tutte le perplessità rispetto al passato. Ponendo una serie di domande dirette al presidente del Consiglio. Che poi ha risposto punto per punto attraverso il suo intervento.
Il vostro cavallo di battaglia è la richiesta che vengano sbloccate le infrastrutture. Ieri Conte ha parlato di una cabina di regia…
«Sì, una cabina di regia per verificare la situazione delle diverse opere. Beh, temo che non basti. Anzi, dirò di più: le cabine di regia spesso non fanno altro che allungare i tempi. E invece i cantieri vanno fatti ripartire subito».
Dialogo già su un binario morto ancor prima di partire?
«Le diversità di vedute non si cancellano in un giorno. Prima di evidenziare però quello che non va, mi permetta di sottolineare un aspetto».
Prego.
«Ho apprezzato molto la disponibilità al confronto».
Il presidente del Consiglio ha scelto Assolombarda invece di Confindustria. Un segno?
«Non ci provi, impossibile metterci in contrapposizione».
Diciamo che è stato un riconoscimento al peso specifico della territoriale.
«Semplicemente abbiamo sbloccato un confronto, forse siamo stati la prima territoriale visitata dal presidente del Consiglio, non credo che saremo l’ultima».
Nel merito, da uno a dieci quanto è soddisfatto delle risposte del premier?
«Siamo abituati a giudicare sui fatti. Diciamo che a questa domanda potrei rispondere tra qualche mese» .
Sul credito chiedete interventi «che consentano maggiori margini nella pianificazione dei bilanci bancari». In concreto?
«Tra giugno 2020 e marzo 2021 le banche italiane dovranno ripagare circa 250 miliardi di euro di prestiti a basso costo ottenuti dalla Bce. E questo è un problema. I governi europei, quello italiano in testa, convincano la Bce a non togliere ossigeno alle imprese in questa fase».
La Tav continua a essere una priorità?
«Certo! Basta con le analisi tecniche, partano i cantieri. Comprese la Pedemontana lombarda e quella veneta, la gronda a Genova e la bretella dell’Autosole a Bologna. Le risorse ci sono senza fare deficit aggiuntivo».
Davanti al presidente Conte ha rivendicato la necessità di sbloccare l’autonomia per la Lombardia. Le imprese pensano di prendersi nei territori quello che non riescono a ottenere dal governo?
«Non è così. Qui non si tratta di mettere il Nord contro il Sud ma di esaltare le capacità di un territorio. Milano e Napoli, per esempio, oggi hanno esigenze simili visto che Napoli sta sviluppando distretto per innovazione di eccellenza. E poi abbiamo ben chiaro che se il Sud non riparte il Nord non è in grado di farsi carico della crescita del Paese».
Quanto conta per Milano e per l’Italia diventare sede delle Olimpiadi invernali nel 2026?
«Tantissimo: 800 milioni di euro in infrastrutture sportive. Non vorremmo che la riforma del Coni venisse usata come argomento dietro le quinte a vantaggio della proposta svedese, accusando l’Italia di voler ridurre il Coni a puro organo di trasmissione politica».
Nel governo c’è chi adombra l’uscita di delle società a partecipazione pubblica da Confindustria. Un ricatto?
«No, al massimo una battuta infelice. Le aziende a partecipazione pubblica devono decidere se per loro è un valore appartenere a Confindustria. Facciano la loro scelta, come tutte le imprese».