L’uomo da cui dipendono le sorti del governo è reduce da una domenica trascorsa tra la messa nella chiesa di Sant’Agata Bolognese, appena riaperta dopo il sisma del 2012, il taglio del nastro alla fiera dei vignaioli della Val di Taro parmense, e l’allerta meteo in regione. Tra un appuntamento e l’altro, qualche messaggio su WhatsApp con la famiglia, che ormai lo dà per disperso. Mancano poco meno di tre mesi alle elezioni regionali.
Presidente Stefano Bonaccini, meglio vivere, morire o allearsi con M5S?
«A me hanno insegnato che le alleanze si costruiscono sulle cose da fare, non per battere qualcuno o per un accordo a tavolino sui nomi, magari chiuso a Roma».
Sa che lo dicevano anche in Umbria?
«Qui si parte da una condizione molto differente. Oltre 200 sindaci dell’Emilia-Romagna hanno sottoscritto un appello in mio sostegno. E alcuni di loro guidano liste civiche, anche di centrodestra, che magari alle ultime elezioni comunali hanno battuto il centrosinistra».
Cosa vi unisce allora?
«Il modo in cui abbiamo insieme governato nei territori. Stiamo lavorando a un centrosinistra largo, aperto ai civici, alla sinistra, ai moderati che non si riconoscono nella destra sovranista. Sulla base di un programma per l’Emilia-Romagna del futuro, aperta, innovativa, sostenibile. Se i 5 Stelle decidono di non provare nemmeno a confrontarsi, perdono un’occasione».
E voi senza quei voti rischiate di perdere?
«So benissimo che la sfida è difficile come non mai, ma sono fiducioso, perché in questi 5 anni abbiamo fatto tanto. Siamo la regione prima per crescita e la disoccupazione è scesa sotto al 5%. Soprattutto, siamo i soli con un progetto per l’Emilia-Romagna. I 5 Stelle possono essere protagonisti, portando un contributo di idee importante, o rimanere marginali, schiacciati nella polarizzazione fra i due schieramenti maggiori. Non ci sono alternative. Devono fare una scelta».
Che fare su Plastic tax e auto aziendali?
«La transizione verso il plastic free è indispensabile, per una svolta ecologica, che noi vogliamo assolutamente. Peraltro c’è una direttiva comunitaria che giustamente lo impone. Ma il compito di chi governa è quello di accompagnare e guidare questi passaggi, come stiamo facendo noi in Emilia-Romagna. Non di mettere nuove tasse».
Ma è giusto che un governo legiferi con un occhio alle elezioni dell’Emilia-Romagna?
«Il governo deve guardare al Paese. Ma il comparto packaging e imballaggi vede in Emilia-Romagna il 36% delle aziende (per 17 mila addetti) e il 62% del fatturato (4,4 miliardi) che abbiamo in Italia. Guardare alla nostra regione in questo caso significa guardare all’Italia».
Cosa pensa della manovra?
«Va nella giusta direzione. Ha evitato l’aumento dell’Iva, ha avviato il taglio del cuneo fiscale, e il superamento del superticket, che in Emilia-Romagna abbiamo già anticipato dal gennaio scorso. Tutte cose importanti che il governo deve comunicare meglio. Sulle auto aziendali e sulla plastica saprà trovare soluzione efficaci. Me lo hanno garantito anche il ministro Gualtieri, il suo vice Misiani, e lo stesso Zingaretti. Mi fido».
Se cade l’Emilia-Romagna, cade il governo?
«Sono convinto che qui possiamo vincere. Ma il punto è un altro: gli emiliano-romagnoli saranno chiamati a scegliere il presidente della loro regione e le proposte migliori per il territorio, non per il governo nazionale. Le elezioni sono su questo, non su altro».
Limitarsi a puntare sui risultati locali della sua amministrazione è ancora una buona strategia?
«La considero come l’espressione più alta di rispetto e d’amore per la mia Regione. Chiedere un voto per mandare a casa Conte, come fanno i nostri avversari, è offensivo verso questa terra e i suoi cittadini».
I suoi rapporti con il Pd?
«I volontari alle Feste dell’Unità e tutti i nostri militanti chiedono soprattutto una cosa: unità. Vorrei tanto che i nostri dirigenti li ascoltassero. Un appello che rivolgo per primo a me stesso. Non se ne può più di divisioni, distinguo, sofismi. Chiedo al Pd e a tutte le forze del centrosinistra di aiutarmi in questo percorso difficile ed esaltante. Ho molto apprezzato il fatto che Matteo Renzi abbia deciso di sostenere la mia candidatura, anche in caso di appoggio da parte di M5S. Attorno a me sento la voglia di combattere per un risultato positivo. C’è bisogno di tutti. Avanti, senza paura».
Non sente la mancanza al suo fianco di una figura “pesante”?
«Con tutto il rispetto, Matteo Salvini non è al fianco della mia avversaria Lucia Borgonzoni, ma la sostituisce e la copre per trasformare il voto in qualcosa d’altro. Solo che il 27 gennaio Salvini tornerà comprensibilmente a Roma e a governare la Regione resteremo io o Borgonzoni. La sfida sarà tra me e lei. Punto. Il resto è solo propaganda».
Le tensioni prodotte dall’interventismo di Renzi sul governo la danneggiano?
«Ho fatto un appello alle forze di maggioranza perché mettano davanti a tutto l’unità, non i distinguo, questo sì. Altrimenti si perde quanto di buono viene fatto e resta solo il rumore di fondo, come sta avvenendo purtroppo per la manovra. Collaborare mi pare non solo saggio, ma indispensabile. In Emilia-Romagna come nel resto d’Italia».