Bologna si candida a capitale italiana dei Big Data. A fare da portavoce di un progetto ampiamente caldeggiato sia in ambito pubblico sia privato è stato il presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Alberto Vacchi, in occasione dell’assemblea degli iscritti tenutasi nei giorni scorsi. «Estrarre valore da grandi quantità di dati — ha detto — è una necessità destinata a crescere,e l’Emilia-Romagna conta oggi su importanti infrastrutture di rete e su una Big data community che con oltre 1.800 ricercatori, di cui 200 provenienti da università internazionali, vede concentrarsi il 70% della capacità di calcolo del Paese». Secondo Vacchi il primato conseguito in questi anni da Bologna e dalla regione nell’high performance computing, data services management, big data processing è testato da un lavoro di ricognizione delle infrastrutture,delle competenze, delle tecnologie e delle risorse disponibili presso università,istituti pubblici di ricerca e imprese.
Ma le ambizioni di Bologna non avrebbero potuto aver corso senza l’affermazione nella gara per l’assegnazione del Centro Meteo europeo,un’infrastruttura di calcolo che oltre ad elaborare le tendenze meteorologiche di breve e medio periodo ricopre un ruolo decisivo nella governance del traffico aereo perché autorizza i decolli dei velivoli di tutta Europa. E proprio attorno al Centro Meteo è maturata l’idea di progettare il Bologna big data Technopole, descritto come un incubatore di nuova scienza e nuove imprese che sarà ospitato dall’ex Manifattura Tabacchi, disegnata a suo tempo dall’architetto Pierluigi Nervi. Un’area di 13 ettari che punterà – nelle intenzioni – ad attrarre le migliori competenze a livello mondo. Vacchi si mostra sicuro: «Deve diventare il cuore dei sistemi di supercalcolo di tutta Europa e rappresentare un modello corretto per impiegare risorse pubbliche e stimolare partnership con i privati». Per rendere possibile questo progetto l’assessore regionale Patrizio Bianchi ha già avviato contatti in diversi parti del globo come Israele, Cina e Usa e con le multinazionali di settore. Il competence center previsto dal piano Industria 4.0 si focalizzerà proprio sui big data. A completare le ambizioni bolognesi c’è l’idea di fare del Tecnopolo un centro di formazione di big data scientist. E comunque quando in Emilia si parla di imprese del territorio poi non si può far riferimento al mondo dei macchinari di cui lo stesso Vacchi è diretta espressione e alle esperienze che l’industria va facendo con il trattamento dei dati che provengono dai sensori.
Al di là degli assetti tecnici il progetto «capitale dei big data» per Bologna ha un valore straordinario perché le permette in qualche modo di riequilibrare la relazione (sempre più fitta)con Milano. La fascia alta dei due mercati del lavoro grazie all’alta velocità si è quasi fusa ma c’è chi, sotto le Due Torri, lamenta come il processo viaggi in una sola direzione e così alimenti la paura degli emiliani di essere fagocitati dall’effervescenza del terziario avanzato meneghino, senza riuscire a coltivare elementi distintivi. Con l’hub del calcolo questa sensazione verrebbe sicuramente mitigata.