Il reddito di inclusione e le altre misure di contrasto alla povertà hanno coinvolto complessivamente 251mila famiglie, ovvero 870mila persone (intorno al 50% della platea potenziale): 7 su 10 sono al Sud (con Campania, Calabria e Sicilia che rappresentano il 60% dei nuclei). L’importo medio mensile del Rei che varia a seconda dei componenti del nucleo familiare è di 297 euro, leggermente superiore ai 245 euro del Sia (sostegno all’inclusione attiva), ma alcune regioni (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Puglia) hanno numeri più contenuti, avendo attivato misure integrative.
Nella presentazione dei dati dell’Osservatorio Inps-ministero del Lavoro, ieri si è sottolineato che il Rei dal 1° luglio entrerà a regime, sarà una misura universale erogata in base al possesso di determinati requisiti reddituali e patrimoniali, e non allo stato di disoccupazione (per una durata di 18 mesi, prorogabili di altri 12). «Con 70 anni di ritardo su altri Paesi ci siamo dotati di questo strumento di reddito minimo – ha spiegato il presidente Inps, Tito Boeri – da luglio verranno coinvolte progressivamente 700mila famiglie e 2 milioni e mezzo di persone sulla platea di circa 4,7 milioni di persone che secondo l’Istat vive in condizioni di povertà assoluta». Il Rei potrebbe essere considerato come una base di partenza per il cosiddetto reddito di cittadinanza del Movimento 5 Stelle che, in realtà, è un reddito minimo condizionato a beneficio della più vasta platea che versa in condizioni di povertà relativa, cioè circa 9 milioni di persone che non raggiungono i 9.360 euro l’anno (la condizione è che si iscrivano al centro per l’impiego e siano disponibili ad accettare un lavoro). Boeri ha stimato tra «35 e 38 miliardi» il costo della misura contenuta nel disegno di legge presentato dal M5S nel 2013 (per un single senza reddito prevede 780 euro al mese, la cifra cresce in base al nucleo familiare), bollando come «un passo indietro l’aiuto limitato ai soli disoccupati». La stima di Boeri è stata aggiornata rispetto a quella di circa 30 miliardi fatta tre anni fa ed è basata su un modello di microsimulazione tax benefit fondato sull’indagine Silc Istat sui redditi e le condizioni di vita dei residenti nella versione con redditi ipotizzati al 2018 e a norme vigenti. A 38 miliardi, in particolare, si arriva qualora i redditi figurativi immobiliari fossero ottenuti con un deteriminato moltiplicatore delle rendite catastali. I nuclei beneficiari, secondo queste nuove stime, sarebbero 4,8 milioni (circa il 20% di tutte le famiglie).
Le stime di Boeri hanno fatto infuriare i capigruppo dei 5 Stelle di Camera e Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli: «Basta bugie sul reddito di cittadinanza – hanno detto – l’Istat ha calcolato in 14,9 miliardi di euro la spesa annua, più 2 miliardi d’investimento il primo anno per riformare i centri per l’impiego». Il ministro del Lavoro in pectore del M5S, Pasquale Tridico, aggiunge: «Se nel calcolo reddituale si imputano gli affitti, il costo stimato sarà tra i 15 e i 17 miliardi, circa la metà di quanto stima Boeri». Quanto al timore, sollevato anche dai rappresentanti di Alleanza contro la povertà,che il nuovo governo possa smontare il Rei e riazzerare il tutto, lasciando in mezzo al guado la metà dei poveri assoluti ancora non raggiunta neanche dal Rei «il problema è che il Rei non copre neanche tutta la povertà assoluta – aggiunge Tridico -, va rafforzato di molto, almeno raddoppiando la dote; anzi se si volesse coprire l’intera platea della povertà assoluta la dote andrebbe triplicata. A parte il nodo delle risorse, il Rei è molto simile al Reddito di cittadinanza, è una base di partenza».
Un appello a «non buttare a mare il lavoro fatto» è lanciato dal premier Paolo Gentiloni: «Abbiamo uno strumento di inclusione universale, che può essere rafforzato, non si può fare una fiera delle vanità». Un invito ad essere realisti, arriva dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che a proposito delle promesse elettorali su flat tax e reddito di cittadinanza lancia un monito: con «risorse scarse» bisogna «darsi delle priorità», un reddito di cittadinanza «generalizzato» sarebbe «anche un messaggio anomalo al Paese», mentre su «un reddito di inclusione per le fasce povere allargando un po’ quello che il Governo ha fatto ci si potrebbe lavorare».
In tema di risorse, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha ricordato che al 2020 ci sono quasi 3miliardi per il Rei, che servono anche per creare una rete integrata di servizi che dia una sponda all’intervento monetario. «Oltre ai 2,8 miliardi di dote finanziaria, abbiamo approvato un piano di interventi con 300 milioni per il 2018 che a regime diventano 700 milioni l’anno per potenziare i servizi secondo standard minimi».