«In questo governo crediamo fortemente nella Lega, è una componente importante. Qui non si tratta di regionalità ma di risposte vere ai cittadini». È più di un’apertura di credito quella che ieri il presidente salernitano di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha fatto al partito di Matteo Salvini con il suo intervento all’assemblea della territoriale di Vicenza. L’adesione senza se e senza ma ha sorpreso gli stessi imprenditori veneti che ascoltavano in platea. Compiaciuti della sterzata gli esponenti della Lega di governo seduti in prima fila: il presidente della regione Veneto Luca Zaia insieme con le prime linee leghiste all’interno dell’esecutivo gialloverde, dalla ministra degli Affari regionali Erika Stefani, al sottosegretario alle infrastrutture Edoardo Rixi, al sottosegretario all’Economia, il lombardo Massimo Garavaglia.
A oggi la Confindustria di Vincenzo Boccia ha incassato solo delusioni dal governo gialloverde. La richiesta di taglio al cuneo fiscale per ora è caduta nel vuoto. È realtà invece l’irrigidimento dei contratti a termine introdotto con il decreto Dignità. Perché questa apertura alla Lega, allora? «Non capisco lo stupore — risponde Boccia —. Sui territori, dal Friuli alla Lombardia passando per il Veneto, la Confindustria dialoga in modo costruttivo con gli amministratori della Lega. Semplicemente contiamo sul fatto che lo stesso tipo di sensibilità venga mostrata dal partito di Salvini a livello nazionale quando si tratta di evitare misure punitive per le imprese. E ci auguriamo che il senso di responsabilità prevalga quando si tratta di varare misure che condizionano la vita del Paese. Noi valutiamo i provvedimenti e non i governi».
Forse non sarà ancora un provvedimento ma di certo è un’intenzione forte quella espressa ieri da Matteo Salvini rispetto alla linea da tenere con l’Europa nell’interlocuzione sulla manovra. «Se a Bruxelles mi dicono che non lo posso fare me ne frego e lo faccio lo stesso», ha tagliato corto il vicepresidente del Consiglio. Che ne pensa la Confindustria nella nuova versione filoleghista? «Sbagliato ma soprattutto dannoso fregarsene della Ue — prende le distanze in serata Boccia —. Come del resto dei mercati e dello spread».
Di certo per Confindustria la Lega è l’unica sponda possibile dentro al governo visto che il dialogo con il M5S non è mai partito. Né a livello formale né informale. Il centrosinistra con cui la Confindustria di Vincenzo Boccia aveva condiviso misure e politiche, a partire dal referendum costituzionale, ha vissuto l’apertura a destra di viale Dell’Astronomia come un vero tradimento. Su Twitter l’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda aveva aperto le ostilità già l’altro ieri, stigmatizzando il giudizio attendista di Viale degli Industriali sulla manovra in deficit. Ieri Calenda ha rincarato la dose. «Confindustria è ufficialmente leghista — ha scritto —. Chissà se le imprese credono anche nell’uscita dall’Europa, nel trasformare l’Italia in una democrazia illiberale e nello spread fuori controllo. Mai un presidente aveva fatto un endorsement così a un partito politico. Vergognoso».
Un confronto a distanza senza esclusione di colpi. «Non raccolgo le provocazioni di chi non sa nemmeno organizzare una cena», ha provocato Boccia riferendosi all’incontro nel Pd. Non da meno l’ex ministro: «Prendere lezioni da chi ha quasi fatto fallire l’unica azienda che possiede, il Sole24Ore, mi sembra troppo». A fare da coro a Calenda nell’attacco a Confindustria anche il presidente del Pd Matteo Orfini e l’ex presidente del Friuli Deborah Serracchiani.
Ormai è ufficiale: Confindustria non dovrà più parare solo i colpi dei pentastellati. Da ieri anche il centro sinistra ha iniziato a sparare ad alzo zero.