Recuperare la fiducia per ridare slancio al paese e crescere. Con un piano di medio termine che poggi su tre grandi assi: «infrastrutture, formazione e piano inclusione giovani, semplificazioni». Vincenzo Boccia si è rivolto al governo, chiudendo l’evento per i 110 anni di Confindustria, che si è svolto ieri a Torino, alle Officine Grandi Riparazioni, più di mille persone in platea: davanti al Pil che frena «occorre pensare ad una politica di medio termine e ad una operazione massiva a partire da infrastrutture e giovani, costruendo una grande stagione riformista, in Italia e in Europa». Il ponte Morandi di Genova insegna: «dopo il crollo riusciamo a costruire un ponte in 18 mesi. Ma non dobbiamo andare avanti per traumi: quel modo di agire deve diventare un modello per l’intero paese. Ci stiamo appiattendo sulle emergenze, dobbiamo reagire». A maggior ragione per l’impatto del coronavirus sull’economia cinese e mondiale.
La fiducia è un elemento fondamentale: «non bisogna cavalcare ansie, tattiche e presentismo. Ma avere una visione di paese e andare tutti nella stessa direzione». È l’impegno di Confindustria, che nella sua storia si è evoluta da sindacato di categoria ad «attore sociale», diventando «ponte tra gli interessi del paese e delle imprese», ha ricordato Boccia. E che propone una «visione di futuro» facendo proposte, cercando «alleanze e convergenze», con alcune convinzioni di fondo: la «centralità della questione industriale, in Italia ed in Europa» e «il lavoro come mission del paese, elemento di coesione nazionale».
Torino non per caso: «un luogo simbolo, dove la geografia incontra la storia». Quella più antica, con la nascita di Confindustria, nel capoluogo piemontese, 110 anni fa. E quella più recente, dicembre del 2018, quando proprio dal palco delle Ogr, undici associazioni imprenditoriali hanno manifestato per la Tav e il rilancio delle infrastrutture, «un’azione – ha ricordato Boccia – che ha portato alla convocazione da parte del primo governo Conte ed ha contribuito a realizzare la Tav».
«Non vogliamo un’Italia corporativa e consociativa. Abbiamo rappresentato un’idea di paese e aiutato la politica facendo proposte», ha continuato Boccia, ricordando anche il Patto della fabbrica, firmato con i sindacati «le parti sociali si sono unite, con senso di responsabilità» e l’incontro di dicembre, a Roma, con la Confindustria francese e quella tedesca: «le prime tre manifatture europee hanno indicato alle istituzioni Ue le proposte delle imprese per l’Europa, tenendo conto che la sfida è tra Ue e mondo esterno».
L’Italia è il secondo paese manifatturiero d’Europa, nonostante gli handicap: «vuol dire che le imprese e i lavoratori italiani sono i migliori al mondo, su queste potenzialità occorre costruire un grande percorso di convergenza, e il paese può fare salti incredibili», anche cogliendo l’occasione della Brexit. Confindustria «invita il paese a guardare oltre», ha detto Boccia, «equidistante dai partiti ma non dalla politica, severa nel criticare la tattica, la ricerca del consenso senza avere un progetto per il paese». Dietro il suo pensiero economico c’è un’idea di società. Boccia ha citato molti presidenti passati: «le parole di ognuno, a riascoltarle oggi, senza far caso alla data, sono ancora attuali». Ed anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, citando le parole degli ultimi discorsi di fine anno, tra gli applausi della platea: «sogno e speranza non devono essere confinati all’infanzia, ha detto il Capo dello Stato. Serve fiducia se non hai un sogno e una speranza cavalchi solo l’ansia e non guardi al futuro di una comunità».