Una public company con una capitalizzazione di 7,3 miliardi di euro e un flottante in Borsa (tra Parigi e Milano) di circa 3,7 miliardi, pari al 50,6 per cento. Questo l’identikit del gruppo che nascerà dalla fusione tra Beni Stabili e Foncière des Régions, azionista di maggioranza del gruppo italiano al 52,4%. L’operazione, che dovrebbe concludersi “entro la fine del corrente esercizio”, avverrà con un concambio di 8,5 azioni di Foncière ogni mille Beni Stabili, con un premio di circa l’8% sulla parità implicita dei corsi medi di Borsa ponderati sui volumi degli ultimi tre mesi.
Post fusione il gruppo, per cui è previsto il dual listing, avrà un’azionariato così composto: Delfin, controllata da Leonardo del Vecchio, vedrebbe la propria quota scendere dal 28,5% attuale al 26,6%; mentre Covea sarà al 7,1%, Credit Agricole Assurance all’8,1% e Acm al 7,6 per cento.
Il gruppo francese, che in vista dell’operazione adotterà una nuova denominazione entro l’estate, proseguirebbe così nella propria strategia di semplificazione della catena societaria che ha già visto il delisting di Fdl, operazione completata nel 2017, e la fusione fra Fdm e Fdm Management portata a termine a inizio 2018. Al termine del percorso di fusione, la struttura del gruppo vedrebbe le attività raggruppate in tre divisioni: Fdm Hotels Europe, la divisione uffici e il residenziale tedesco raggruppato in Immeo. Il gross asset value del gruppo sarebbe attorno ai 16 miliardi di euro, risultato della somma di 3,5 miliardi di euro portati in dote da Beni Stabili, assistita nell’operazione da Lazard, e 12,8 miliardi di euro del gruppo francese. Nella suddivisione geografica, il portafoglio immobili vedrebbe la Francia al 45%, la Germania al 26%, l’Italia al 22% e il resto d’Europa al 7%, secondo quanto riportato nelle slide di presentazione del progetto agli analisti.
Sulla base delle condizioni ipotizzate dal gruppo francese e considerando le sinergie già identificate, per circa 5 milioni di euro, la fusione comporterebbe un impatto lievemente positivo, nell’ordine dell’1%, sull’utile Epra e sul Nav per azione del gruppo. Nel dettaglio, per gli azionisti di Beni Stabili l’operazione si tradurrebbe, secondo quanto stimato da Foncière, in un incremento del 16% del dividendo per azione.