Sulla sponda Sud del Lago di Garda, a pochi minuti da Peschiera sul Garda, sorge il Campeggio Bella Italia. Fondato dal costruttore Alessandro Delaini per diversificare, il figlio Pietro Federico ha invece deciso di dedicarsi totalmente all’attività subito finiti gli studi, sviluppandola e portandola ad estendersi su 340mila metri quadrati e diventare uno dei pochi campeggi italiani a 5 stelle. La visione di Delaini ha portato Bella Italia a distinguersi dai concorrenti soprattutto sotto due aspetti. Il primo è la stagione allungata, che va da marzo a novembre. Il secondo, la “decentralizzazione” delle attività interne: ristoranti e negozi interni al campeggio, infatti, non sono gestiti dalla struttura ma da imprese esterne, spesso piccole e famigliari.
Ed è stata la sua visione imprenditoriale a portare la struttura a registrare numeri importanti, sia dal punto turistico che da quello economico. Con una clientela quasi totalmente straniera – circa il 95% –, proveniente soprattutto da Germania, Paesi Bassi e Irlanda, nel 2019 sono state registrate più di un milione di presenze, che hanno portato il giro d’affari a superare i 22 milioni. Ma ciò che più sorprende è la marginalità: con un margine operativo lordo di 10,5 milioni di euro, l’incidenza sui ricavi si è portata al 46,2%, contro una media di settore del 18%. Sono parametri che, insieme ad una posizione finanziaria che nel 2019 era pari ad un netto di oltre 14 milioni, hanno reso Campeggio Bella Italia una delle nostre aziende Champions.
Tuttavia, era inevitabile un crollo di questi numeri nell’anno della crisi pandemica, essendo quello del turismo uno dei settori più colpiti dalle misure contenitive messe in atto. Delaini spiega infatti che nel 2020 è stato possibile operare soltanto per un paio di mesi, portando le presenze ad attestarsi circa al 30-40% del 2019 e il fatturato a poco più di 9 milioni di euro, in calo del 59%. Reggono, tuttavia, la marginalità e la posizione finanziaria che, seppur peggiorando di poco, si attestano rispettivamente al 43,9% dei ricavi e ad un netto di 11 milioni di euro, livelli più che soddisfacenti. Quanto al 2021, la forte incertezza sull’evoluzione della crisi non permette di fare previsioni sul possibile andamento della stagione, ma senza una forte spinta sulla campagna vaccinale rischia di essere un altro anno critico per il settore.