«Una necessità urgente». Ignazio Visco ad accelerare i percorsi di aggregazione delle banche di credito cooperativo (Bcc). Un tema la cui centralità viene ribadita dal Governatore della Banca d’Italia nelle considerazioni finali per la relazione annuale 2017. Una partita in cui il Trentino rappresenta un terreno di gioco importante, dato che Cassa centrale è capofila di una delle due cordate in campo, in competizione con quella che fa riferimento alla romana Iccrea. E il cambio di passo, secondo Visco, viene imposto da dati oggettivi. «Nell’ultimo decennio — osserva il Governatore — la patrimonializzazione delle Bcc ha risentito del basso flusso di autofinanziamento e dei vincoli normativi al ricorso al mercato dei capitali. Il coefficiente di solvibilità è cresciuto di due soli punti percentuali, mentre per il totale del sistema bancario, l’aumento è stato di circa sette punti». Senza contare che sul fronte prestiti «oggi le Bcc registrano un’incidenza delle esposizioni deteriorate più elevata e un tasso di copertura più basso rispetto alle medie di sistema». La soluzione, per il Governatore, è procedere senza tentennamenti nella riforma del settore. «Una riforma — sottolinea ancora Visco — che consentirà alle Bcc di continuare a sostenere con efficacia le economie locali, mantenendo allo stesso tempo lo spirito mutualistico che le contraddistingue». Se così non fosse e non vi fossero aggregazioni «in assenza dei gruppi la legge richiederebbe di gestire le crisi di singole Bcc con soluzioni di tipo liquidatorio». Insomma, l’unione salvaguarderebbe la capillarità della presenza nei territori con «il miglioramento dell’efficienza e la rimozione degli ostacoli al reperimento di capitale di rischio sul mercato». Sollecitazioni che Federcasse, l’associazione nazionale delle Bcc, raccoglie, sottolineando come il processo non sia comunque all’anno zero. «Il processo di aggregazione — rileva una nota di Federcasse — è in pieno svolgimento: dal 1 gennaio 2015 al 31 marzo 2018 il numero totale delle Bcc si è ridotto di 99 unità e oggi gli istituti sono 278». Dinamiche che avrebbero assecondato un più saldo radicamento nel mercato del credito. «Nello stesso periodo — viene sottolineato — le quote sono cresciute nei settori tipici del Made in Italy: dal 9,7 al 9,8% nel produttivo; dal 22,5 al 22,8% per le sole imprese artigiane; dal 17,9 al 18,3% per le micro imprese familiari; dal 18,3 al 19,5% per le agricole; dal 17,9 al 20% per alloggio e ristorazione. A questi dati va aggiunto l’incremento dal 13,3 al 14,1% del totale dei crediti al Terzo Settore». Sul fronte delle esposizioni deteriorate, infine, viene marcato «il forte impegno ad accrescere la redditività, razionalizzare i costi, gestire il credito deteriorato diminuito, allo scorso dicembre, del 10,5% su base annua. Anche la variazione annua delle sofferenze lorde è di segno ampiamente negativo (-9,2%) così come le inadempienze probabili in progressiva diminuzione, sempre su base annua (-10,6%). La contrazione delle sofferenze lorde è proseguita anche a gennaio: -7,2% rispetto allo stesso periodo del 2016».