Gruppo Sant’Anna è sempre più un caso di successo: in meno di 20 anni ha scalato un mercato con oltre 300 marchi e grande presenza di multinazionali Oggi Fonti di Vinadio, coi suoi 280 milioni di fatturato e la sua crescita anno su anno, è riconosciuta come un modello positivo da imitare per il livello tecnologico raggiunto, la gestione attenta all’ambiente, la strategia di crescita, con un fatturato che negli ultimi 10 anni è più che triplicato.
«Il nostro punto forte? L’ignoranza — afferma sicuro Alberto Bertone,presidente e amministratore delegato di Fonti di Vinadio —. La mia era una famiglia che si era sempre occupata soltanto di costruzioni, non sapevamo nulla di acque minerali. Proprio per questo abbiamo approcciato il settore da un punto di vista originale: con la voglia di studiare e migliorarci. Così oggi produciamo acqua in modo del tutto diverso da chiunque altro: usando la robotica e l’automazione». Proprio la ricerca continua, il costante investimento in tecnologia, innovazione, e sviluppo di nuovi prodotti valorizzando la crescita interna hanno consentito all’azienda piemontese l’ingresso tra i Champions L’Economia-Italy Post, la classifica delle aziende più virtuose d’Italia. Il 2018 si è chiuso con un fatturato di circa 280 milioni di euro, erano 217 nel 2017 e 199 nel 2016, con un ebitda in crescita costante negli ultimi tre anni.
Ma la scalata del gruppo Acqua Sant’Anna Fonti di Vinadio non è avvenuta solo sul mercato acque minerali ma anche nella classifica dei principali produttori del settore alimenti e bevande registrando dati di crescita a doppia cifra anche grazie al recente ingresso sul mercato thè freddo, succhi di frutta e bevande.
Infatti l’azienda negli ultimi anni ha fatto grandi investimenti per diversificare e si sta configurando sempre più come un gruppo del beverage. «Un importante investimento è stato destinato per un rilancio in grande stile della gamma Sant’Anna SanTHE’ — ricorda Bertone —. Non si tratta di un semplice rilancio o restyling, ma di un investimento che ha assorbito importanti risorse a più livelli: dalla produzione alla ricerca e sviluppo e continuerà con importanti piani di marketing e comunicazione con il lancio di nuove referenze e ampliamento di gamma». E la novità del settore beverage riguarda il debutto nel canale beauty&wellness con un nuovo brand per un’acqua che contiene collagene.
Investimenti
Per supportare al meglio la crescita l’azienda investe circa 50 milioni di euro l’anno per potenziare la produzione nello stabilimento di Vinadio. L’ultimo investimento è servito per l’acquisto di 5 nuove linee di imbottigliamento tra le più grandi, tecnologiche ed innovative al mondo che insieme a quelle attualmente in forza a Vinadio porteranno ad una capacità produttiva globale dello stabilimento di circa 3 miliardi di bottiglie all’anno. «A questo punto — aggiunge il presidente — il gruppo sta mettendo a punto una strategia di conquista dei principali mercati stranieri. Tra gli obiettivi strategici più importanti Cina e Stati Uniti, dove si sta assistendo ad una generale diffusione di una cultura alimentare più attenta a salute e benessere, che sta cambiando radicalmente le abitudini dei consumatori, favorendo l’’abbandono di bevande gassate ad alto tenore di zuccheri, sostituite da bevande più leggere e che rappresentano un ideale di benessere, come è l’acqua minerale. ma la vera novità, e anche in questo caso siamo i primi a farlo, sta in un processo strategico di internazionalizzazione: infatti stiamo valutando l’ acquisizione di fonti all’estero».
Responsabilità
Un aspetto che ha sempre caratterizzato il gruppo Sant’Anna è l’attenzione per l’ambiente circostante e l’investimento concreto in soluzioni ecosostenibili. Un «chiodo fisso» per l’azienda piemontese che fa della sostenibilità un tema globale: preferenza per la logistica su rotaia, impiego di robot a guida laser elettrici anziché a gasolio per la gestione del magazzino, stabilimento costruito secondo i principi della bioarchitettura e bioedilizia. «Ma il nostro vero fiore all’occhiello — sottolinea Bertone — è la bio bottle. Basti pensare che dieci anni fa (quando non era ancora «scoppiato» il fenomeno del green) sono stati i primi al mondo a realizzare una bottiglia di acqua minerale rivolta al mass market senza neanche una goccia di petrolio, ma realizzata con un biopolimero di origine vegetale, che conserva le stesse caratteristiche tecniche delle comuni plastiche, ma si dissolve dopo l’uso in meno di 80 giorni nel compost Sant’Anna bio bottle».
La sostenibilità di Sant’Anna è «contagiosa» perché, esattamente come nello sviluppo di nuove tecnologie, l’azienda coinvolge i propri partner nelle rivoluzioni che migliorano l’impatto ambientale in ottica globale. Così, grazie alla stretta collaborazione con i fornitori della logistica, nuovi «camion ecologici» a metano liquido sono entrati a far parte della flotta che trasporta l’acqua Sant’Anna. «Il nostro impegno green è testimoniato dai dati — ricorda l’ad di Sant’Anna — l’abbattimento del pet viaggia su due binari complementari, da un lato la produzione di bio bottle, dall’altro la riduzione della percentuale di plastica contenuta nelle bottiglie di pet (riduzione media del 20%). Nel 2018 sono state prodotte circa 340 tonnellate di bio bottle e l’alleggerimento del pet ha generato un risparmio di oltre 1.250 tonnellate di plastica, reso possibile proprio grazie alle nuove linee di imbottigliamento altamente tecnologiche». Una sfida globale che potrebbe facilitare una presenza più massiccia di Sant’Anna nei mercati internazionali.