Pier Paolo Baretta (Pd), sottosegretario all’Economia (lo è già stato nei governi Letta, Renzi e Gentiloni) che di manovre finanziarie ne ha viste tante, ragionando dell’anno che si apre, dice una cosa importante: «È impensabile affrontare la prossima legge di Bilancio, quella per il 2021, di nuovo sotto la spada di Damocle delle clausole di salvaguardia, cioè gli aumenti di Iva e accise per 20 miliardi, che rischiano di impegnare, come per il 2020, i tre quarti della manovra. Se vogliamo, come governo, recuperare margini per intervenire sull’economia, è bene cominciare a discuterne subito».
Sta dicendo che per il 2021 non ci sarà come al solito l’azzeramento degli aumenti di Iva e accise?
«Qui nessuno vuole aumentare le tasse. Ma sappiamo che l’Iva e le tax expenditure, cioè gli sgravi, detrazioni e deduzioni, sono una giungla. Bene, è venuto il momento di addentrarsi in questa giungla e immaginare operazioni di rimodulazione per conseguire, per esempio, gli obiettivi che il governo si propone con la riforma del fisco. Voglio dire che non c’è solo il taglio del cuneo fiscale o la revisione delle aliquote Irpef di cui discutere, ma anche una eventuale rimodulazione dell’Iva a vantaggio del cosiddetto carrello della spesa, recuperando invece sul fronte dei beni voluttuari. Stessa cosa si può fare sulle tax expenditure. Ci sono più di 700 voci, parte delle quali retaggio del passato, mentre ci sono nuove esigenze da soddisfare: penso alla non autosufficienza e all’assegno unico per la famiglia, di cui si parla nel disegno di legge delega».
Lei fa un discorso di prospettiva. Intanto il governo è chiamato a dare attuazione al taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti dal prossimo luglio, come dice la legge di Bilancio.
«Sì. Abbiamo già delle ipotesi sul tavolo. L’idea è quella di tagliare il prelievo sui redditi fino a 35 mila euro, allargando la platea dei lavoratori beneficiati dal bonus Renzi (fino a 26.600 euro) e potenziando il bonus stesso».
Sempre escludendo gli incapienti, cioè quelli con meno di 8 mila euro di reddito?
«Questo è un problema serio, perché riguarda circa 3 milioni di persone, le più deboli. Io penso che non ci sia altra strada che intervenire con un assegno ad hoc».
Un po’ come il Reddito di cittadinanza?
«Solo in parte questa platea si sovrappone col Reddito. Mi riferivo in particolare agli anziani incapienti. Qui credo sia necessario intervenire».
Per il resto, il Reddito di cittadinanza va cambiato?
«Il Reddito ha evidenziato aspetti positivi, in particolare l’allargamento della platea dove si interveniva col Reddito di inclusione, e negativi, quando prevale l’assistenzialismo rispetto alla ricerca del lavoro. Correttivi che garantissero che prima si cerca il lavoro e poi se non lo si trova c’è l’assistenza sarebbero utili».
E su Quota 100?
«Questa misura terminerà alla fine del 2021 e non abbiamo alcuna intenzione di confermarla. Si tratta però di mettere in campo interventi sostitutivi, confrontandoci con le parti sociali. Io penso che debbano essere all’insegna della massima flessibilità di scelta del lavoratore. Fissato un minimo di età e di contributi, si deve essere liberi di andare in pensione. Questa flessibilità oggi si può introdurre perché ormai stiamo andando rapidamente verso un sistema dove le pensioni vengono liquidate prevalentemente col metodo contributivo, nel senso che tanto hai versato e tanto prendi».
Nel vertice di maggioranza di domani, oltre che di prescrizione si parlerà forse anche di autostrade. Lei è per la revoca o per la revisione della concessione ad Aspi?
«L’intervista dell’amministratore delegato di Aspi, Roberto Tomasi, al Corriere della Sera, con la disponibilità a maggiori investimenti e indennizzi, ha aperto una fase diversa. Credo che il governo ne terrà conto, ma bene abbiamo fatto a cautelarci con il decreto legge Milleproroghe prevedendo norme di maggior tutela degli interessi pubblici nel caso di eventuali revoche. La decisione sarà del governo e sarà collegiale».
I 5 stelle perdono pezzi. Italia viva è sempre più irrequieta. Quanto può durare il governo?
«Non ci sono alternative a questo esecutivo. Il voto sarebbe dannoso per l’economia. Nel governo bisogna saper portare la croce e trovare soluzioni ogni volta che si alzano le tensioni. Ben vengano quindi i vertici di maggioranza purché non ci sia chi li usa solo per alzare bandiere mentre gli altri devono pulire il campo».