Il buon andamento dell’economia italiana nell’ultimo trimestre del 2017 dà una spinta alle statistiche sul Pil nazionale. Lo certifica il Bollettino Economico trimestrale della Banca d’Italia che, nota, tuttavia, come il ritmo di espansione in Italia sia ancora inferiore alla media europea, che a consuntivo sarà superiore al 2% per l’eurozona.
Secondo Bankitalia nel quarto trimestre del 2017 il Pil è infatti cresciuto dello 0,4% che porta su base annua a un incremento dell’1,5% (contro una precedente previsione dell’1,4%) per rallentare leggermente a +1,4% nel 2018. La previsione di Via Nazionale si estende al biennio 2019-2010, ipotizzando in questo caso un’espansione dell’1,2%. Il governo in autunno ha previsto un andamento «flat» della crescita con un tasso dell’1,5% sull’intero triennio 2017-2019.
In base alle nuove ipotesi di Bankitalia alla fine del periodo (2020), il fossato creato dalla peggiore recessione della storia unitaria non sarà colmato. E la ricchezza nazionale prodotta annualmente sarà ancora inferiore di circa l’1,5% al livello del 2007, pur registrando un recupero di circa nove decimi rispetto alla caduta subita nel periodo compreso tra il 2008 e il 2013.
I sondaggi sul sentiment degli operatori segnalano un ritorno della fiducia delle imprese. Le valutazioni, si legge sul Bollettino, «sono confermate dall’accelerazione della spesa per investimenti osservata nella seconda parte dell’anno». Riguardo alle prospettive della crescita dell’economia, secondo gli economisti di Via Nazionale, c’e’ ancora un sostegno delle politiche economiche espansive. In particolare «l’andamento della finanza pubblica contribuirebbe all’espansione del prodotto per circa due decimi sia quest’anno sia il prossimo». Le politiche della Bce, a loro volta, «sosterrebbero la crescita per poco meno di mezzo punto percentuale all’anno nel biennio 2018-2019».
Per quanto riguarda l’inflazione le proiezioni indicano una flessione nel 2018 (all’1,1% in media d’anno), riconducibile soprattutto all’esaurirsi dell’effetto del rincaro dei beni energetici e alimentari avvenuto all’inizio del 2017. Nel prossimo biennio, secondo Via Nazionale i prezzi torneranno a salire dell’1,5% in media annua, riflettendo un progressivo rafforzamento della crescita delle retribuzioni.
Una importante spinta deflazionistica proviene dall’indebolimento del dollaro (le materie prime di regola si pagano in dollari), che ieri in mattinata è scivolato molto vicini ai minimi del triennio a quota 1,2269 , salvo chiudere in sostanziale parità rispetto al giorno precedente a 1,2239 contro euro. A dare una spinta all’euro c’è stato anche il dato sul surplus commerciale delle partite correnti nell’eurozona salito a 32,5 miliardi di euro nel mese di novembre.
Infine, sul fronte degli spread, il differenziale di rendimento tra i Bonos spagnoli e il Bund tedesco ha toccato il minimo intraday dal 2010 a quota 87 punti base (chiusura a 92) in vista della revisione di Fitch sul merito di credito della Spagna. Stabile a 140 punti il differenziale Btp – Bund.