C’è la firma sul contratto che ufficializza la cessione di circa 18 miliardi di euro di crediti deteriorati delle due ex popolari venete a Sga, la Società per la Gestione di Attività controllata dal Tesoro. Sga ha sottoscritto ieri con Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca in liquidazione coatta amministrativa i contratti per acquisire i portafogli di crediti deteriorati dei due istituti: nel dettaglio si tratta di circa 112mila posizioni debitorie. I circa 18 miliardi di Npl saranno raccolti rispettivamente nel “Patrimonio Destinato Gruppo Vicenza” e nel “Patrimonio Destinato Gruppo Veneto.
Con la firma di ieri, i liquidatori di PopVicenza e Veneto Banca in Lca hanno ceduto tutti i crediti in sofferenza, gli unlikely to pay e i past due esistenti alla data di avvio delle liquidazioni coatte amministrative e non ceduti o retrocessi da Intesa Sanpaolo. Insieme ad essi, ovviamente, passano a Sga tutti le garanzie, i beni, i contratti e rapporti giuridici accessori dei crediti stessi. Ai 17 miliardi di crediti deteriorati originariamente previsti si sarebbe aggiunta una quota minoritaria dei tre miliardi di crediti in bonis ma ad alto rischio che Intesa a giugno aveva acquisito insieme a una clausola di restituzione da esercitare entro tre anni.
Fuori dal perimetro di acquisizione, invece, come recita il comunicato della società guidata da Marina Natale e presieduta da Alessandro Rivera, rimangono «certe attività, passività, contratti e rapporti individuati nei contratti di cessione in coerenza con i criteri dettati» dal decreto ministeriale 221/2018. Nei fatti, ad essere esclusi dal radar della Sga sono i “prestiti baciati” delle due ex venete: uno stock di alcune centinaia di migliaia di euro di crediti, che sono stati lasciati nelle due Lca per renderne più agevole il recupero in fase di contenzioso. Ora, per Sga, che è assistita da Kpmg e dallo studio legale Rcc, possono iniziare formalmente le attività di gestione e recupero. Un compito certo non banale ma che, nelle intenzioni del Governo, deve generare un ritorno. Secondo le stime di Bankitalia, gli Npl possono generare nel tempo fino a 9,9 miliardi. Una cifra che, che insieme agli 1,7 miliardi di equity, porterebbe il saldo in positivo per lo Stato, che nella partita ha investito 10,6 miliardi.