È il calcio d’inizio della nuova partita del risiko bancario? Molti hanno letto così la mossa di Unipol, salita al 14,23% di Bper e intenzionata a «valutare» l’opportunità di salire al 19,9% nei prossimi sei mesi. Uno scenario del tutto aperto, in questa fase, ma che rimanda ad una partita più ampia, che prima o poi sarà giocata: la nuova fase delle aggregazioni bancarie.
Quella che, magari a partire dal prossimo anno, riguarderà gli istituti di medie dimensioni. Il primo passaggio è stata la faticosissima prima fusione post riforma delle popolari e post vigilanza europea, che ha portato al matrimonio Banco-Bpm. È seguita una seconda fase, quella delle aggregazioni-salvataggi: Intesa-banche venete; Ubi-tre banche in risoluzione; Bper-CariFerrara; Credit Agricole Italia e tre casse di risparmio, per ricordare i casi principali. Ora l’attesa è per una stagione successiva, che difficilmente vedrà scendere in campo i campioni nazionali e sarà piuttosto caratterizzata da istituti di medie dimensioni, importanti ma non abbastanza grandi – o abbastanza forti – per restare da soli.
Bper è la candidata ideale per un processo di aggregazione, ma non è l’unica. Il Creval è destinato quasi naturalmente ad andare verso un matrimonio: dopo la corposa ricapitalizzazione e la pulizia radicale dei crediti in sofferenza, gli stessi vertici della banca sanno che l’assetto azionario definitivo non è quello attuale. Dopo l’aumento ci sono alcuni soci istituzionali con quote significative (tra cui Algebris di Davide Serra, al 5,2%) e il socio francese Denis Dumont.
L’altra candidata ricorrente nel puzzle della nuova geografica del credito è Carige. Che ha un azionista molto forte, la famiglia Malacalza, un socio molto volitivo, Raffaele Mincione, e un amministratore delegato, Paolo Fiorentino, che non più tardi di una decina di giorni fa ha ricordato: dopo aver messo la casa a posto «cosa che avverrà a fine 2018, se ci sarà un ballo saremo pronti a ballare, non abbiamo più paura di essere vestiti male per presentarci al tavolo delle aggregazioni».
Qualcuno ritiene che prima o poi qualche altra operazione in grande stile potrebbe solleticare il Credit Agricole Italia: è cresciuto ed è forte, ma non è ancora nell’olimpo; varare un’altra acquisizione lo porterebbe a fare il salto definitivo.
E poi ci sono i tempi – e gli obiettivi – della politica. Almeno tre i grandi dossier sul tavolo: Mps, la probabile “moratoria” sulla riforma delle Bcc e l’ultima parola sulla trasformazione in spa di Popolare Sondrio (il cui socio Amber, al 4,96%, resta in impaziente attesa) e Popolare Bari. Scegliere una strada o un’altra farà la differenza.