Il 2017 è stato un anno di svolta per il sistema bancario italiano. Nel 2018 il deleverage proseguirà, anche con la riduzione dei crediti Unlikely-to-pay (Utp) oltre che dei Non performing loans (Npl), e dovrà essere accompagnato da azioni industriali per la trasformazione dei modelli operativi delle banche. Poi, già da fine 2018, scatterà una nuova fase di consolidamento domestico che potrà coinvolgere tutte le banche italiane, tranne Intesa Sanpaolo e UniCredit.
È questa la prospettiva del sistema bancario italiano che emerge dal rapporto della società di consulenza Bain, che ha fotografato lo stato di salute delle prime dieci banche italiane sulla base dei bilanci 2017 da poco approvati in via preliminare e che ha delineato le sfide per il 2018.
Gli utili e le sofferenze
I dati aggregati del 2017 mostrano quella che, a giudizio di Bain, è una vera e propria svolta. L’utile aggregato netto è passato da -14,7 miliardi del 2016 a +12,4 miliardi del 2017, con un return on equity (roe) che è salito da -10% a + 8,3%. Pur depurato da varie componenti straordinarie l’utile è migliorato da -1,4 miliardi a +5,1 miliardi. «Il salto del profit pool è stato prevalentemente guidato da una forte riduzione delle rettifiche su crediti e in parte è riconducibile alla riduzione dei costi operativi – spiega Luca Penna, director di Bain e redattore del rapporto – mentre i ricavi aggregati sono rimasti sostanzialmente stabili per effetto della crescita dei ricavi commissionali». Significativo il miglioramento dell’asset quality: lo stock di non performing exposures lorde (Npe) si è ridotto di oltre 25 miliardi. Riduzione che, associata a un generalizzato aumento delle coperture, ha portato il Net Npe ratio al 7,5% (rispetto al 9,4% dell’anno precedente) e grazie anche agli interventi di rafforzamento patrimoniale il Texas ratio (rapporto tra Npl netti e patrimonio netto tangibile) si è ridotto dal 97,4% del 2016 al 64,4% del 2017. Il complessivo miglioramento del sistema bancario italiano è visibile anche in termini di solidità patrimoniale (Cet1 «phased in» salito dall’11,8% al 13,3% del 2017) e di liquidità (Lcr da 115% a 160%). Svolta che è stata già apprezzata anche dalla Borsa come dimostra l’incremento della capitalizzazione di mercato del settore che, anche grazie ad alcuni interventi di rafforzamento patrimoniale, è passata da 69 a 100 miliardi di euro.
Se la svolta del 2017 è visibile, il sistema bancario italiano deve comunque ancora affrontare una serie di sfide. La prima, secondo Bain, riguarda la ulteriore riduzione dei crediti deteriorati, che necessariamente dovrà essere perseguita anche agendo sullo stock di Unlikely-to-pay. L’esposizione netta degli Utp è ormai superiore a quella delle sofferenze e il differenziale delle coperture è di circa il 20-30%. «La riduzione degli Npl e soprattutto degli Utp è una necessità ma rappresenta anche un fattore abilitante per l’avvio di un processo di consolidamento del settore» spiega Penna, indicando tre importanti novità che favoriscono il deleverage: l’utilizzo della first time adoption dell’Ifrs9 per aumentare le coperture dei crediti a rischio, un più ampio utilizzo della Gacs, il crescente interesse degli investitori per il mercato degli Utp. Alcune banche hanno già avviato programmi strutturati e industrializzati di deleverage dello stock Utp e questo trend, secondo Bain, è destinato ad accelerare nel corso dei prossimi 18 mesi.
La diversificazione necessaria
Il derisking, da solo, non sarà però sufficiente a migliorare stabilmente la redditività di un settore che da anni è alle prese con l’erosione dei ricavi derivanti dalla tradizionale attività creditizia. L’attuale contesto dei tassi di interesse, pur se attesi in crescita nei prossimi anni, assieme all’eccesso di offerta rispetto alla domanda di impieghi e alla forte competizione sul prezzo per i clienti a basso rischio, sono tutti elementi che fanno ritenere che i ricavi da credito non saranno più sufficienti a garantire adeguati livelli di redditività.
«Le difficoltà sul corporate – spiega il manager di Bain – comportano la necessità di aumentare il cross selling su prodotti diversi rispetto al credito, da perseguirsi attraverso un’approfondita conoscenza dei bisogni del cliente con l’adozione delle nuove tecnologie e la conseguente revisione dei modelli di operatività». In parallelo sarà necessaria anche una profonda trasformazione delle strutture di costo delle banche. Negli ultimi anni molto è già stato fatto in termini di riduzione di costo “ordinaria”, con interventi in particolare sul numero delle filiali e sulle spese discrezionali. Contemporaneamente però sono aumentati e aumenteranno ancor più in futuro gli oneri di compliance e regolamentari. «Per ridurre ulteriormente i costi – spiega Penna – sarà necessario ripensare il modo in cui la banca opera e serve i propri clienti, riducendo la complessità operativa e usufruendo delle nuove tecnologie con nuovi modelli operativi che dovranno essere ’simple & digital’, come dimostrano numerosi casi internazionali di successo». Inevitabile sarà anche andare verso l’automazione dei processi creditizi. Oltreché lo sviluppo di partnership con fintech e big data.
Il fattore dimensionale
La mole degli investimenti da sostenere è compatibile con le dimensioni delle banche italiane, a parte le due big Intesa e UniCredit? «Una maggiore massa critica è necessaria per sostenere gli investimenti di trasformazione digitale e per ottenere sinergie di costo. Riteniamo dunque inevitabile l’avvio di un nuovo processo di consolidamento del settore». Processo che coinvolgerà tutto il sistema? «I due grandi gruppi bancari saranno maggiormente orientati, anche su suggerimento del regolatore, oltre i confini nazionali. Tutte le altre principali banche italiane – conclude Penna – potrebbero essere coinvolte in attività di M&A, anche se il timing di avvio di questo processo è incerto e sarà condizionato dalla velocità del deleverage o dalla creazione di veicoli di sistema per lo smaltimento dei crediti deteriorati. Ma ci aspettiamo che già nel secondo semestre ci saranno i primi segnali di nuove aggregazioni».4