Dopo un lungo silenzio, la Germania ha presentato un’articolata proposta per il rafforzamento dell’eurozona. Olaf Scholz, il ministro delle finanze tedesco, si è detto pronto a completare l’unione bancaria, il piano che sposta a Francoforte e Bruxelles le competenze sulla vigilanza degli istituti di credito e sulla gestione delle crisi bancarie.Le condizioni poste da Berlino incontrano forti resistenze in Italia, dove si teme che possano essere foriere di instabilità. Tuttavia, l’incompiutezza dell’unione monetaria è altrettanto pericolosa per un’economia fragile come la nostra.
Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri farebbe bene a trattare in maniera aperta con i suoi omologhi europei, senza trincerarsi dietro a veti. Il rischio, infatti, è quello di un isolamento, tanto splendido quanto controproducente.
In una serie di interventi a inizio novembre, Scholz ha per la prima volta aperto la porta esplicitamente a una garanzia comune sui depositi nella zona euro. Questo progetto, fortemente voluto dalla Commissione e dalla Banca Centrale Europea, dovrebbe in teoria garantire a tutti i correntisti lo stesso livello di protezione fino a 100.000 euro, indipendentemente dalle fragilità del proprio Paese. Sarebbe inoltre un segnale ai cittadini europei e agli investitori internazionali che gli Stati membri sono in grado di rafforzare l’architettura dell’unione monetaria anche fuori da una situazione di crisi. La proposta di Scholz, appoggiata anche dalla cancelliera Angela Merkel, è sicuramente timida. Essa immagina un intervento soltanto parziale del fondo comune di garanzia, lasciando agli Stati membri la responsabilità ultima dei rimborsi ai correntisti.
Inoltre, subordina questo passo avanti a una serie di misure, come una modifica del trattamento regolamentare dei titoli di Stato che al momento sono considerati privi di rischi. Per Scholz, bisognerebbe incentivare le banche a diversificare i propri portafogli di obbligazioni governative, in modo da limitare il pericolo che le difficoltà sui mercati di un Paese finiscano per mettere in ginocchio il suo sistema bancario.
Le idee di Scholz pongono l’Italia davanti a un dilemma. I nostri governi si battono giustamente da anni per il completamento dell’unione bancaria, che gioverebbe al sistema del credito dell’intera eurozona e in particolare a un Paese debole come il nostro. Il ministero dell’economia è però fortemente contrario a qualsiasi misura che smetta di trattare i titoli di Stato nei bilanci bancari come privi di rischio. Questa posizione – che curiosamente unisce come un sol uomo maggioranza e opposizione, Banca d’Italia e soggetti vigilati – nasce dalla paura che una tale modifica possa creare situazioni di instabilità finanziaria in un Paese dall’alto debito pubblico.
Finora, la risposta di Gualtieri, di esponenti del mondo bancario e del governatore della Banca d’Italia è stata piuttosto ferma nell’opporsi a qualsiasi proposta di modifica del trattamento regolamentare dei titoli di Stato. Si tratta di una posizione in parte giustificabile dal punto di vista economico. Non vi è dubbio che, a differenza di quanto sostenuto in Italia, sarebbe opportuno smettere di fingere che i titoli di Stato siano sempre privi di rischio (non lo sono!). Tuttavia, si può tranquillamente completare l’unione bancaria senza apportare questa modifica. Dal punto di vista politico, però, l’Italia dovrebbe considerare una posizione di maggiore apertura. Respingere al mittente le proposte di Berlino rischia di metterci in una situazione di isolamento, oltre a dare ai tedeschi un comodo alibi per richiudere la porta delle riforme subito dopo averla aperta. Un atteggiamento più costruttivo non sarebbe solo utile per il futuro dell’eurozona, ma sarebbe anche il modo migliore di difendere l’interesse nazionale.