La crescita dell’economia rallenta leggermente, ma si mantiene su una rotta positiva e l’assenza di un governo non sembra impensierire più di tanto i mercati, che continuano a giudicare basso il rischio sovrano dell’Italia. Secondo l’ultimo bollettino della Banca d’Italia, nel primo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo sarebbe aumentato dello 0,2%, in rallentamento rispetto al più 0,3% degli ultimi tre mesi dell’anno scorso. Il miglioramento delle condizioni economiche ha inciso anche sul comportamento delle famiglie, che spendono di più e risparmiano un po’ di meno.
A marzo l’indicatore congiunturale elaborato dalla Banca d’Italia è sceso rispetto a febbraio, anche se rimane sui livelli massimi dal 2010. A determinare la flessione, spiega la banca centrale, è stato l’indebolimento dell’attività industriale e il minor ottimismo delle imprese, che il miglioramento della fiducia dei consumatori non è riuscito a compensare. Per Bankitalia «i principali indicatori quantitativi, seppur in calo nei dati più recenti, restano su livelli compatibili con un’espansione del pil». L’incertezza sulla stima di crescita è di appena un decimo di punto percentuale, stavolta con una prevalenza di rischi al rialzo.
«I premi per il rischio sovrano dell’Italia restano bassi» aggiunge Via Nazionale, ricordando il sostanziale miglioramento delle prospettive economiche e il rientro delle tensioni sul sistema bancario. Nel 2017 si registra un aumento dei prestiti alle imprese e una nuova riduzione dei crediti deteriorati, arrivati a fine anno al 7,3% dei finanziamenti erogati.
Sul fronte della finanza pubblica Bankitalia rileva a febbraio una lievissima riduzione del debito (100 milioni, a 2.286,5 miliardi) ed un aumento delle entrate di 1,5 miliardi rispetto al febbraio del 2017.
Anche i dati dell’Istat confermano il miglioramento delle condizioni economiche. Nel 2017 le famiglie hanno visto crescere la loro spesa per i consumi del 2,5% in termini nominali, mentre il reddito è salito dell’1,7%. Con il risultato che la propensione al risparmio è diminuita ed è cresciuto dello 0,6% il loro potere di acquisto. Un po’ meno dei due anni precedenti, ma sempre in aumento.
Il prelievo fiscale, nel 2017, ha inciso per il 16,2% sul reddito disponibile delle famiglie, con una riduzione di 0,3 punti sul 2016, del 23,8% per le imprese non finanziarie (anche qui in calo dello 0,4%), e del 18,6% per banche, assicurazione, intermediari finanziari (in aumento di 1,3 punti).
Il risparmio finanziario delle famiglie consumatrici scende di 4 miliardi,quello delle imprese non finanziarie di 3 miliardi. Aumenta, invece, il tasso di risparmio del settore bancario (+14 miliardi), soprattutto per l’aumento dei trasferimenti in conto capitale ricevuti per effetto delle operazioni di ricapitalizzazione da parte dello Stato nei confronti delle banche in difficoltà.
Secondo Federconsumatori i dati dell’Istat testimoniano «un forte impoverimento delle famiglie» che «non riescono a far fronte alle proprie spese». Anche per l’Unione Nazionale Consumatori, gli italiani sono diventati meno propensi al risparmio non per una scelta, quanto piuttosto per esigenze pratiche. Di numeri che non appaiono «soddisfacenti né rassicuranti» parla infine il Codacons che sottolinea lo scarso aumento del potere d’acquisto.