No, non avremo mai (forse) uno Steve Jobs. Ma abbiamo parecchio di quel che a Steve Jobs sarebbe piaciuto. Per la mega astronave tutta cristalli dell’Apple Campus 2, voluto e seguito fino al più piccolo dettaglio di progettazione e agli ultimi giorni di vita, servivano per esempio attrezzature uniche, o le enormi lastre di vetro non sarebbero mai andate al loro posto. Con Tim Cook, il suo successore, «la Mela» le ha trovate a Carmignano di Brenta, Padova, da Roberto Cimolai. Oggi c’è un pezzo d’Italia anche là: Cupertino, Silicon Valley, simbolo tra i simboli della rivoluzione tecnologica permanente.
L’elenco potrebbe essere infinito, a scorrere una per una le 500 piccole e medie aziende al top dell’analisi L’Economia-ItalyPost. Non le abbiamo chiamate «Champions» per enfasi retorica. Sono (erano) sconosciute al pubblico, non ai mercati internazionali. E, che producano macchinari enormi e costosissimi o microcomponenti da pochi centesimi, sofisticati dispositivi medici o banali (crediamo noi: però la lecchese Brivaplast ha la leadership mondiale) «scovolini» da rimmel, tra i link comuni alla base del loro successo c’è senza dubbio questo: la differenza, rispetto a una concorrenza straniera regolarmente stracciata, la fanno le irripetibili abilità dell’artigianato made in Italy applicate anche ai processi industriali più complessi. Nonché all’hi tech più innovativo.
Perciò venerdì prossimo a Thiene, penultima tappa del viaggio nei territori dei Campioni, «Meet the Champions» sarà anche un appuntamento del «Make in Italy Festival». E perciò la seconda parte dell’incontro l’abbiamo intitolata così: «Siamo figli di Giotto. E anche di Bill Gates». Se solo la presunta «nuova politica» – peraltro votata da parecchi degli imprenditori di cui sopra, ma certo non per isolarsi dall’Europa: il loro habitat è il mondo – a quei figli permettesse di continuare a crescere. È ciò che sanno fare meglio. Come benissimo conoscono la fragilità del confine che «ripara» chi, con fatica, genera futuro, da ciò che il futuro lo può con estrema facilità distruggere.
*L’Economia, 4 giugno 2018