Alla notizia, la Borsa si infiamma – in realtà più per il gruppo Gavio che per la società autostradale dei Benetton – ma, a fine giornata, entrambi i titoli chiudono in calo: -0,47% Atlantia e -3,30% Sias, complice una Piazza Affari negativa e disallineata agli altri mercati europei. La notizia è che Bruxelles ha detto sì alle proroghe delle concessioni autostradali detenute da Autostrade per l’Italia (Aspi), società controllata da Atlantia del gruppo Benetton (oltre 3 mila chilometri la rete in Italia) e Sias Spa, del Gruppo Gavio (1.432 km in concessione). Secondo l’Antitrust dell’Unione europea le proroghe «non sono in contrasto con le norme europee sugli aiuti di stato nei servizi di interesse economico generale».
Così stabilisce la DgComp, l’Auhority di Margrethe Vestager, che ha dato il via libera al piano concordato con il governo italiano, il 5 luglio 2017, che prevede di allungare di quattro anni le concessioni sulla rete autostradale gestita da Aspi (scadranno quindi nel 2042) e su A4 Torino-Milano gestita da Sias (scadrà nel 2030). Ciò consentirà di sbloccare 8,5 miliardi di investimenti, riducendo l’impatto sugli utenti e limitando le distorsioni della concorrenza. L’accordo dell’estate 2017 si proponeva infatti di ristrutturare il comparto senza mettere in dubbio i contratti esistenti. In sintesi: il ministro Graziano Delrio propose all’Ue di modificare alcune concessioni senza gara, per assicurare la crescita e gli investimenti senza rincari alle tariffe dei consumatori.
E ora Bruxelles ha concesso due proroghe autostradali per calmierare i pedaggi e rientrare dai costi.Secondo quanto afferma la Commissione Europea, «entrambe le concessioni prevedono un massimale sui potenziali aumenti dei pedaggi a un livello sostenibile per gli utilizzatori delle autostrade; in linea di principio tali massimali non possono quindi superare il tasso di inflazione maggiorato dello 0,5%». Queste proroghe, quindi, dovrebbero fornire ad Aspi e a Sias risorse per investimenti.
Nel caso della controllata di Atlantia, per terminare “tempestivamente” la Gronda di Genova e altri miglioramenti sulla rete, i cui lavori dovrebbero iniziare entro gennaio 2020. Sias dovrebbe finanziare la conclusione dell’autostrada A33 Asti-Cuneo, la cui concessione è stata abbreviata di 13 anni con l’introduzione di massimali su eventuali aumenti di pedaggi. Su questa autostrada, il Governo italiano si è impegnato ad avviare entro il 2030 un bando di gara per l’A4 Milano-Torino e A33 Asti-Cuneo. Giova ricordare che il piano di rilancio delle concessioni autostradali, definito tra il ministro Graziano Delrio e la commissaria DgComp Margrethe Vestager il 5 luglio scorso, doveva essere il primo tassello di un disegno italiano di riordino del settore, sempre più attento alle regole e al diritto europeo, in tema di appalti e concessioni. L’obiettivo era l’efficienza: superare, a regime, le mini-concessioni spesso inefficienti per dare luogo a tre-quattro sistemi autostradali per l’Italia intera. E, con l’offerta di acquisto che Atlantia e l’alleata spagnola Acs han fatto ad Abertis, anche l’A4-Brescia-Padova e la Valdastico passeranno sotto la gestione di Aspi. La società dei Benetton, si conferma quindi il primo player nel disegno di “reductio” che, al tempo, aveva in mente il ministro Delrio.