Sul tavolo del presidente Fabio Cerchiai, del consigliere espressione dei Benetton Carlo Bertazzo e del nuovo direttore generale Giancarlo Guenzi ci sono tre dossier delicatissimi. Archiviata l’era Castellucci, dominus di Autostrade per l’Italia e di Atlantia per 15 anni, il comitato esecutivo si trova a dover gestire tre partite intricate. La prima, l’investimento in Alitalia, ha ricadute enormi sul nostro grado di connettività nei confronti del mondo. Entro una decina di giorni dovrà arrivare il via libera alla costituzione della newco che possa rilevare gli asset di Alitalia dall’amministrazione straordinaria.
La famiglia Benetton ha acconsentito da tempo ad un nuovo ingresso nel capitale di Alitalia (dopo l’esperienza negativa del 2008 in cui ha dilapidato l’investimento). Si proseguirà nella stessa direzione con Cerchiai a tenere le fila, coadiuvato dai dirigenti di Atlantia in trattativa da diversi mesi con Delta. Ieri dagli Stati Uniti il ceo della compagnia Usa, Ed Bastian, ha tranquillizzato tutti. L’investimento da 100 milioni in Alitalia, deliberato dal consiglio di amministrazione, è confermato. Pur non avendo più al tavolo Castellucci. Il rischio è che la holding infrastrutturale, protagonista di questo avvicendamento al vertice, possa negoziare ora in una posizione di debolezza con Delta se non dovesse avvenire un passaggio di consegne immediato. C’è da difendere l’aeroporto di Roma nell’alimentazione dei voli a lungo raggio verso gli Stati Uniti, evitando che ad Atlanta, quartier generale di Delta, prevalga la posizione di Air France-Klm con maggiori rotte da Parigi ed Amsterdam.
C’è da valorizzare sul mercato il 40% della controllata Telepass che vale circa 800 milioni. La società che gestisce i pagamenti automatici ai caselli autostradali e che da due anni ha ampliato l’offerta a settori contigui come traghetti, parcheggi, carburanti, bollo, skypass, taxi è nel mirino della cordata tricolore Fondo Strategico-Sia-Generali che però sembra in ritardo rispetto alle altre tre pretendenti: i fondi Apax, Warburg Pincus e Partners Group. Non siamo ancora alle offerte vincolanti, ma la direzione è chiara. La vendita porterà risorse importanti per digerire serenamente l’operazione Alitalia. Ma il tema più delicato riguarda l’integrazione con Abertis. A Madrid le nozze con il colosso delle costruzioni Acs sono complicate. L’assetto di governance, con pesi e contrappesi, permette agli spagnoli di porre una serie di veti per gli investimenti oltre 80 milioni decisi dall’amministratore delegato nominato da Atlantia. Ma sulle operazioni con parti correlate e sul modello di integrazione con Abertis gli spagnoli hanno diritti di veto. Potrebbe prendere corpo la spartizione degli asset del gestore spagnolo, che Castellucci voleva evitare.