Il primo bilancio è del 2005, ma la storia di Atlanta Stretch comincia da molto più lontano. Da quando, nel 1982, Angelo Forni, oggi 69 anni, fonda la Robopac a Bologna. L’ambito è lo stesso: le macchine per l’avvolgimento del pallet. La filosofia pure: innovare per diventare i migliori, anche tra i campioni della packaging valley emiliana. «Lasciai l’azienda nel 1999 e dopo un lasso di tempo in cui avevo abbandonato il settore per un accordo di non concorrenza, ho creato la Atlanta Stretch, iniziando da capo», racconta Forni.
Oggi l’azienda riminese con sede a Poggio Torriana, specializzata in macchine automatiche e semiautomatiche che progetta, costruisce e commercializza in tutto il mondo, ha raggiunto un fatturato consolidato globale di 50 milioni di euro (il gruppo ha anche due controllate a Milano e Bologna), di cui l’80% viene dall’estero: Germania, Francia, Turchia in testa. «Il 2017 ha visto un boom delle semiautomatiche, che sono cresciute del 34%. Ma possiamo fare di più e infatti tra due mesi sarà pronto un nuovo stabilimento di undicimila metri quadri, in quello vecchio non c’era spazio», dice Forni, che intanto sta pensando anche ad allargare il perimetro dell’azienda. «Ci sono in programma almeno un paio di acquisizioni, in Sudamerica e negli Usa. Qui ci sono concorrenti molto agguerriti. Iniziando a produrre in loco possiamo guadagnare mercato».
Atlanta Stretch, che in 13 anni ha registrato — e difeso con forza — 30 brevetti, nel 2017 ha prodotto 420 macchine automatiche e 3.500 semiautomatiche, e i numeri quest’anno sono destinati a salire: «Almeno 500 per la prima categoria e oltre quattromila per le altre. Uno dei nostri fiori all’occhiello è la Omega ad anello rotante: la migliore al mondo per precisione, velocità e affidabilità», è orgoglioso l’imprenditore. L’innovazione è stata fondamentale nello sviluppo del business. «Siamo un’azienda completamente automatizzata e 4.0, circa il 4% del fatturato è investito in ricerca e sviluppo», calcola Forni, che intanto ha fatto posto ai suoi due figli. Daniele, oggi responsabile degli acquisti, è destinato a succedere al padre alla guida del gruppo. «Ma conto di esserci ancora un po’ e di fare ancora molto», chiosa l’imprenditore.