In bilico tra innovazione e tradizione. Il settore enologico premia la qualità e il rigore, ma per conquistare mercati nuovi serve anche un pizzico di coraggio. Quello che hanno avuto all’Astoria Vini, azienda guidata dai fratelli Paolo e Giorgio Polegato, che in 30 anni di attività ha saputo guadagnarsi un posto di rilievo tra i marchi vinicoli, riconosciuta per la qualità e per l’attenzione al prodotto e a tutto ciò che ruota attorno al mondo del vino. Dal contenuto all’etichetta.
«Astoria Vini è il primo produttore privato dell’area del Conegliano-Valdobbiadene Docg— spiega Giorgio Polegato —. Oltre ai 40 ettari della Tenuta Astoria, contiamo quasi 80 conferitori. L’investimento in tecnologie innovative ci ha consentito di diventare, ormai da tre anni, la prima azienda vinificatrice privata nell’area della Docg, capace di lavorare oltre 50 mila quintali di uve l’anno». Risultato: Astoria entra nella classifica dei «500 Champions» grazie a un giro d’affari aumentato mediamente del 9,6% l’anno tra il 2010 e 2016 (quando i ricavi sono arrivati attorno ai 45 milioni, con una quota export del 35%), con utili netti superiori al 10% (5 milioni, sempre nel 2016) e profitti industriali lordi pari, nella media degli ultimi tre esercizi, al 18,6% del fatturato.
Da alcuni anni l’azienda è tra l’altro impegnata in un protocollo «Vignes fleuries» per la riqualificazione ambientale, usato dai viticoltori francesi dello Champagne. “Investiamo in tecnologia – continua Polegato – sia in cantina che in vigna, von centraline e sistemi satellitari per svolgere i trattamenti nei tempi e nelle quantità richieste. Abbiamo una squadra di enotecnici che svolge una sperimentazione accurata per mesi prima di lanciare un nuovo prodotto».
Nel settore dei prodotti innovativi all’Astoria non si sono fatti mancare niente: dallo spumante per il sushi al «prosecco Tiramisu», fino allo spumante a bassa gradazione 9.5 Cold Wine (poco più di 9 grandi).
«Innoviamo molto senza rinunciare alla gamma classica dei nostri vini — spiega Giorgio Polegato —. Il Cold Wine, per esempio, pur non essendo un prosecco Doc ha conquistato i due premi più importanti della categoria, vale a dire il concorso enologico internazionale del Vinitaly e il Forum Spumanti.
La linea a bassa gradazione è stata ampliata e rafforzata anche con l’introduzione di nuove referenze, come la versione rossa e rosé. E poi, da tempo avevamo ipotizzato di creare un vino dedicato al Tiramisù, perché è un dolce tipico sempre più diffuso e amato: ormai lo si trova normalmente persino in Giappone. Mancava però un vino del territorio a cui accompagnarlo. Per questo abbiamo creato Tiramisù Spumante Italiano: un vino nuovo, caratterizzato dai profumi della Glera, l’uva più caratteristica del territorio trevigiano, e dalla morbidezza del Moscato».
A smentire il pregiudizio che da anni accompagna l’abbinata spumante e dessert.
*L’Economia, 16 marzo 2018