Oltre 11 miliardi di maggiori entrate, 4,8 miliardi di minori spese correnti e una riduzione più o meno analoga delle uscite in conto capitale. Sono alcuni degli effetti prodotti dalla manovra da circa 37 miliardi per il 2019 approdata alla Camera, dove dalla prossima settimana con i cosiddetti stralci di norme considerate inammissibili partirà la navigazione parlamentare in acque che si annunciano tutt’altro che tranquille. Il conto al “lordo” degli impieghi e delle risorse della legge di bilancio supera abbondantemente i 40 miliardi tenendo conto anche delle ricadute contabili del decreto fiscale. Da relazioni e tabelle trasmessi dal Governo a Montecitorio emerge infatti che le coperture “autonome” ammontano a oltre 21 miliardi alle quali si aggiunge un ricorso al deficit per 21,8 miliardi, confermato negli allegati.
Più spesa corrente
Complessivamente vengono previsti interventi per 49 miliardi (19,4 di minori entrate e 29,6 di maggiori uscite comprese quelle in conto capitale) che depurati dalle misure a copertura producono una riduzione delle entrate per circa 8,2 miliardi nel 2019, 6,8 miliardi nel 2020 e 4 miliardi nel 2021. Le spese, invece, crescono di 19,8 miliardi il prossimo anno in gran parte sotto forma di uscite correnti (+14,6 miliardi) che risultano sensibilmente superiori, quasi il triplo, alla parte in conto capitale (+5,2 miliardi) che spinge gli investimenti. «In termini di competenza – si legge nel disegno di legge di bilancio – le disposizioni previste con la manovra di finanza pubblica comportano un peggioramento del saldo tendenziale del bilancio dello Stato di circa 28 miliardi nel 2019, 26,3 miliardi nel 2020 e 30 miliardi nel 2021». Una strategia non condivisa dalla commissione Ue, alla quale Palazzo Chigi e il ministro dell’Economia Giovanni Tria dovranno dare la loro risposta entro il 13 novembre alla richiesta di cambiamento della manovra arrivata nei giorni scorsi. «Il Governo ritiene che occorra una politica espansiva», si sottolinea nei documenti di accompagnamento dei provvedimenti di bilancio in cui si ricorda anche l’autorizzazione ricevuta dal Parlamento «a rimodulare il sentiero di avvicinamento all’obiettivo di medio termine» con un «indebitamento netto nominale fissato al -2,4% del Pil nel 2019» e un saldo netto da finanziare programmatico che potrà aumentare fino a 68,5 miliardi.
Spending review soft
Una politica espansiva, insomma, con interventi frena-uscite circoscritti nel Ddl di bilancio a una revisione della spesa da 1,4 miliardi nel 2019, accompagnata dalla riprogrammazione di alcuni trasferimenti per 600 milioni. In tutto un paio di miliardi con una stretta ai ministeri e alle altre amministrazioni centrali non superiore ai 440 milioni che, come anticipato dal Sole 24 Ore, risulta molto più soft di quella operata sulle uscite in conto capitale che tocca quota 1,6 miliardi. Con le misure della manovra, nella composizione della spesa, al netto delle uscite per il rimborso del debito e dei fondi ancora da ripartire, la fetta più consistente degli stanziamenti, circa il 25%, viene riservata ai capitoli della previdenza, dell’assistenza e delle politiche di sostegno. A salute e istruzione vanno il 21% delle risorse, i servizi istituzionali e generali “inglobano” quasi il 15% delle uscite mentre la spesa per interessi assorbe il 12,5% del totale.
Quota 100 in un Ddl collegato
Sul versante della spesa corrente a fare la parte del leone nella manovra sono i due fondi “a vasi comunicanti” (e in caso di risorse inutilizzate utilizzabili anche per altri finalità) per i pensionamenti anticipati con quota 100 (6,7 miliardi nel 2019 e 7 miliardi dal 2020) e per il reddito di cittadinanza: 9 miliardi compresi anche gli oltre 2 miliardi del Rei. Le misure per rendere operativi quota 100 e l’assegno di sostegno di 780 euro sono rimaste fuori dal Ddl di bilancio e confluiranno in due disegni di legge “collegati”, e potrebbero essere ripescate in tempi rapidi, almeno in parte, con emendamenti parlamentari anche sulla base dell’esito del confronto con le Europa. Con il Governo che ribadisce di essere aperto a un «dialogo proficuo e costante» con la commissione Ue.
Sempre sul fronte della spesa vengono poi rifinanziati il fondo per le non autosufficienze (0,1 miliardi annui dal 2019), quello per le politiche sociali (0,12 miliardi annui dal 2019) e quello per le politiche per la famiglia (100 milioni annui dal 2019). Ai rinnovi contrattuali nel pubblico impiego sono destinati 1,1 miliardi nel 2019 (0,7 vincolati per vacanza contrattuale e altre voci) mentre per le assunzioni di personale sono previsti 230 milioni nel 2019. La spinta agli investimenti della Pa centrale e degli enti territoriali viene agendo sulla spesa in conto capitale (5,9 miliardi nel 2019).
Caro sigarette di 10 centesimi
Sul terreno fiscale la manovra conferma lo stop alle clausole Iva e alle accise sui carburanti (12,6 miliardi il prossimo anno), mentre a garantire maggiori risorse per oltre 400 milioni l’anno complessivi saranno giochi (239 milioni da Vlt e new slot) e sigarette. Sulle “bionde” lo Stato conta di recuperare 132,6 milioni di euro che si trasformano di fatto in un aumento di 10 centesimi a pacchetto per tutte le fasce di prezzo (alto, medio e basso). Aumento che, in prima istanza, non dovrebbe però riflettersi sui consumatori in quanto ritenuto, dalla stessa amministrazione finanziaria, assorbibile dai produttori. La partita vera delle coperture il Governo l’ha giocata tutta su banche, assicurazioni e imprese.
L’addio all’Imposta sul reddito dell’imprenditore porta circa 2 miliardi così come l’abrogazione dell’Ace che il primo anno garantisce 200 milioni e dal 2020 ben 2,4 miliardi. Ci sono poi la rimodulazione della deduzione degli ammortamenti, degli avviamenti e altre attività immateriali (circa 1,3 miliardi nel 2019), nonché il differimento al 2026 della deduzione, ai fini Ires e Irap, delle svalutazioni e perdite su crediti per gli enti creditizi e finanziari. Sulle banche va registrata anche la stretta nel primo anno di applicazione del principio contabile Ifrs9 e dunque sulla deducibilità delle perdite su crediti (vale 1,2 miliardi).