La lunga giornata di Pierre Moscovici comincia con una colazione di lavoro nella rappresentanza della Commissione a Parigi, prima di Strasburgo. Come il giorno prima aveva fatto Marine Le Pen a Nanterre, il commissario per gli Affari economici presenta gli auguri di anno nuovo alla stampa ed espone la sua visione del 2018. Le elezioni del 4 marzo appaiono uno snodo fondamentale per l’Europa, e se la leader del Front National se ne rallegrava lunedì confidando in una vittoria delle forze a vario titolo anti Ue — dalla Lega al Movimento Cinque Stelle —, Moscovici è preoccupato e parla di un «rischio politico».
«L’Italia si prepara a elezioni dall’esito incerto. Che maggioranza ci sarà?Quale programma per l’Europa esprimerà il voto?». Il tema dell’Italia tornerà spesso durante il suo intervento, con qualche affettuosa concessione al luogo comune secondo il quale all’ultimo momento ce la caviamo sempre.
«Amo l’Italia. Un Paese che è come un gatto che cade sempre in piedi», dice Moscovici parlando della crisi economica in via di miglioramento. «Per l’Italia uso la formula che Galileo usò per la Terra: “Eppur si muove”». Ma il punto, più che l’economia, è il voto. Incalzato dai giornalisti italiani, si fa più esplicito. Quale atteggiamento intende tenere l’Ue di fronte a frasi come quelle del leghista Attilio Fontana sulla «razza bianca che rischia di sparire?». «Siamo democrazie dove ci sono anche partiti non liberali, nazionalisti, razzisti, estremisti. Bisogna combatterli sul piano ideologico e politico, non proibirli. Quelle parole sono scandalose, ma ho fiducia nel popolo italiano, nella sua sagacia». E ancora, su Luigi Di Maio, che in caso di vittoria del M5S vuole ignorare la soglia del 3% tra deficit e Pil per rilanciare la crescita: «Un controsenso assoluto, non pertinente da un punto di vista economico».
Bastano poche ore e le reazioni in Italia sono molto dure. Il leader della Lega Matteo Salvini parla di «inaccettabile intrusione di un burocrate europeo nelle elezioni italiane», mentre Di Maio ospite di Corrierelive chiede a Moscovici «un confronto pubblico, perché la ricetta di stare nei parametri non ha funzionato. È un’ingerenza che un po’ dispiace, è successo sul referendum e non ha portato neanche bene». Interviene anche Silvio Berlusconi: «Moscovici è preoccupato perché all’estero si guarda con timore a una possibile vittoria del M5S. La sfida è tra noi e loro, purtroppo la sinistra s’è tolta di mezzo». Il commissario per il Lavoro, il finlandese Jyrki Katainen, parla di «situazione molto delicata. Spero che l’Italia sia guidata da un governo stabile pro-europeo», mentre il vicepresidente olandese della Commissione Frans Timmermans si rivolge al leghista Fontana: «Il pericolo per l’Europa non viene da altri Paesi o altre religioni ma dalla paura che ispira troppo spesso l’esclusione degli altri». Solo sei parole, eloquenti, dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: «Io e Moscovici siamo molto amici».