Dopo mesi di cautela e di tentativi (inutili) di dialogare con il governo l’Alleanza contro la povertà rompe il silenzio e accusa: «Se il reddito di cittadinanza sarà introdotto il 1 aprile 2019 in totale discontinuità rispetto al reddito d’inclusione (Rei) si tratterà di una scelta che a livello locale porterà al caos». L’Alleanza ha come portavoce Roberto Rossini, raggruppa circa 40 associazioni del terzo settore e sindacali tra cui Acli, Caritas, Cgil-Cisl-Uil, Confcooperative ed è stato grazie alla loro azione che, seppur con molto ritardo, l’Italia si è dotata di una misura economica contro la povertà (per l’appunto il Rei). Nel frattempo però in virtù del risultato elettorale l’indigenza è diventata materia chiave dell’offensiva mediatica dei 5 Stelle che da mesi stanno portando avanti un dibattito (confuso) sull’introduzione del reddito di cittadinanza (Rdc). Ma sostiene l’Alleanza: «Si sta delineando il pericolo di rendere il Rdc un ibrido: una politica contro la povertà per quanto riguarda la platea dei beneficiari ma una politica contro la disoccupazione rispetto agli interventi messi in campo».
A livello locale gli unici a detenere le competenze per affrontare le tante dimensioni della povertà «sono i servizi sociali comunali», non certo i Centri per l’impiego sui quali punta il ministro Luigi Di Maio. Secondo il responsabile scientifico dell’Alleanza, Cristiano Gori, il governo sta assegnando al Rdc «obiettivi che non gli competono», i problemi occupazionali richiedono differenti interventi e strumenti.
L’introduzione del Rei, avvenuta solo un anno fa, ha dato il via a una riforma che sta richiedendo notevoli sforzi nell’attuazione a tutti i soggetti del welfare coinvolti. «Modificare radicalmente quest’impianto — sostiene Gori — costringerebbe tutti ad affrontare una mole di cambiamenti e adattamenti con grande dispendio di tempo ed energie». E forse vale la pena aggiungere «soldi». Già il Rei per dar frutti richiede anni di implementazione e questo obiettivo è raggiungibile solo con un quadro normativo stabile.
«Smontarne l’impianto e ripartire da zero sarebbe fatale» accusa il portavoce dell’Alleanza, Rossini. E aggiunge: «Il vero cambiamento non consiste nello smontare ciò che è stato realizzato dai governi precedenti bensì nell’arrivare dove questi non sono giunti e perciò proponiamo di partire dal Rei». Assicurando il diritto al provvedimento a tutti i 5 milioni di poveri, non solo agli attuali 2,5. E elevando il contributo per colmare la differenza — mediamente 400 euro mensili — tra soglia di povertà e reddito disponibile delle famiglie.