La stagione nuovamente positiva che molte aziende italiane stanno vivendo, e che vede in prima linea un numero importante di piccole e medie imprese, deve farci riflettere sull’importanza di accompagnare lo sviluppo di queste realtà in modo diverso dal passato. Il consolidamento dei risultati e la crescita di medio-lungo termine non può che passare attraverso una diversa valorizzazione delle risorse professionali e manageriali. È essenziale che il sistema-Paese, e in particolare le associazioni datoriali e le università, si impegnino a supportare gli imprenditori nel gestire con successo le evoluzioni che inevitabilmente si determineranno.
La necessità di avviare un percorso di managerializzazione di una Pmi dipende chiaramente da diversi fattori: dimensione, complessità e tipologia del business, competitività e internazionalizzazione, inserimento in azienda della seconda o della terza generazione. La fase decisiva è il momento in cui diventa indispensabile l’inserimento di figure con responsabilità strategiche, o che addirittura impattano la governance aziendale. Di fatto viene messa in discussione l’identità dell’imprenditore-azionista rispetto a quella dell’imprenditore-manager e, spesso, la stessa identificazione dell’azienda con l’imprenditore e viceversa. Per l’imprenditore, affrontare questo tema senza un confronto può comportare un rischio: inserire manager con caratteristiche professionali adatte a più stagioni aziendali. Al contrario – e lo testimoniano molti casi di successo – sono la capacità di orientamento al medio-lungo termine e un assetto organizzativo ottimale nelle diverse fasi di vita di aziendale a premiare le imprese con i migliori risultati.
*Managing partner Glasford International Italy; L’Economia, 30 aprile 2018