Nell’ultima settimana rimasta per sciogliere i nodi il dossier Alitalia atterra sulla scrivania del presidente del Consiglio che prima incontra i vertici di Atlantia, poi discute con mezzo governo i prossimi passaggi sulla compagnia aerea e sul tema intrecciato delle concessioni autostradali. In tutto questo non si esclude l’ipotesi di una mini-proroga perché restano sul tavolo ancora alcuni nodi che potrebbero non consentire l’invio del plico entro il 15 ottobre, il termine per la presentazione dell’offerta vincolante della cordata (Ferrovie dello Stato-Atlantia-Delta). Anche se ieri il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli ha parlato della presenza delle «condizioni affinché possa giungere una proposta vincolante» entro martedì.
Il primo nodo riguarda i pesi finanziari. Gli azionisti italiani auspicano che Delta ritocchi la sua quota al 15-20% (200 milioni), ma gli americani resistono sul 10-12% (massimo 120 milioni) lasciandosi la possibilità di salire gradualmente dopo 4-5 anni. Il secondo nodo è sulle rotte verso il Nord America. Atlantia chiede di aumentare del 10% la quota di ricavi verso gli Usa, elevando Alitalia al rango di Air France-Klm nella prossima joint venture (dove ci sarà pure Virgin Atlantic). Ma per Delta la bozza di accordo separato con Alitalia permette agli italiani di incrementare la capacità ben oltre quel valore e senza dover passare attraverso l’ok dei franco-olandesi.
Il terzo nodo (che coinvolge il Mef) riguarda l’entità del prestito-ponte aggiuntivo, attorno ai 250 milioni, da parte del governo per consentire ad Alitalia la continuità operativa durante il periodo di transizione che dovrebbe durare una novantina di giorni. Nel frattempo, con una cassa scesa al di sotto dei 300 milioni, il vettore ha bisogno di ulteriore liquidità durante il periodo di vacche magre, quello invernale. Il quarto nodo è la gestione dei 2-2.500 esuberi che richiedono gli ammortizzatori sociali del Mise. Il quinto nodo è Bruxelles. Come anticipato ieri dal Corriere il Tesoro vuole evitare che il nuovo fido incorra nella bocciatura dell’Ue per «aiuto di Stato» che si andrebbe ad aggiungere all’altra indagine sui 900 milioni già erogati. Dalla Commissione europea fanno filtrare che l’ulteriore somma potrebbe essere accettata soltanto se legata all’invio dell’offerta vincolante della cordata.
Ieri i commissari di Alitalia Enrico Laghi, Daniele Discepolo e Stefano Paleari hanno visto Patuanelli, a cui hanno chiarito gli aspetti procedurali della vendita di Alitalia ribadendo la necessità di chiudere entro il 15. In serata il ministro ha invitato alla «responsabilità da parte di tutti e celerità nelle decisioni».
Il negoziato più importante il governo lo ha messo in campo con Atlantia che ha chiesto la garanzia che a fronte di un investimento in Alitalia da almeno 350 milioni non ci sia poi la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia per «colpa grave». Il presidente di Atlantia Fabio Cerchiai e il dg Giancarlo Guenzi hanno visto il premier. Si potrebbe procedere ad un negoziato che comporti una revisione della concessione. Come? Circolano diverse ipotesi: 1) Lo scorporo delle tratte ligure sotto la lente della procura, operazione che verrebbe incardinata dalla stessa Autostrade per l’Italia; 2) La possibilità di un ingresso nel capitale di Atlantia di Cdp o del fondo infrastrutturale F2i. Un’operazione concordata con la famiglia Benetton. Ma gli attori sono tanti. E occorre metterli d’accordo tutti.