Chi ha detto che un cantiere nautico debba, per forza di cose, sorgere sul mare? Non solo, per citarne qualcuna, nelle città costiere di Trieste, Genova e Napoli: in Italia le imbarcazioni vengono prodotte anche nel bel mezzo della Pianura Padana. Nello specifico, ci stiamo riferendo agli yacht realizzati a Podenzano, nel piacentino, da Absolute Spa, l’azienda fondata nel 2002 da Marcello Bè e Sergio Maggi, che ne è l’attuale amministratore delegato.
Una storia, in realtà, iniziata con la produzione di piccoli scafi nello stabilimento di Carpaneto (Pc), un cantiere non ottimizzato per la produzione di barche più grandi di 45 piedi (equivalenti a poco meno di 14 metri). È questo il motivo alla base del trasferimento, tra il 2006 e il 2007, in un altro comune nella provincia di Piacenza, dove ora si realizzano i modelli Navetta, Flybridge e Coupé, lunghi dai 47 ai 75 piedi. La crescita è stata, però, non solo in termini di misura delle imbarcazioni, ma anche e soprattutto a livello di performance economiche.
Nel 2021 l’azienda aveva un fatturato di 78,9 mln di euro, in crescita sia rispetto al 2020 (quando sfiorava i 76 mln) che rispetto al pre-pandemico 2019 (74,4 mln). Nel 2015 il valore era addirittura meno della metà, per la precisione 32,6 mln, con un tasso composto di crescita annuale pari dunque al 15,9% nei sei anni. Il bilancio del 2021 parla anche di un margine operativo lordo di 19,9 mln (equivalente a un Ebitda margin del 25,18%), in leggera crescita su quello del 2019 di 19,53 mln (26,26%), ma in lieve calo su quello del 2020 di 20,53 mln (27,02%). Nel triennio, quindi, la marginalità percentuale media è stata del 26,14%.
“Essere un’azienda solida sotto molti punti di vista è importante per noi” commenta Daniela Ceruti da Absolute, spiegandoci il business model dell’impresa piacentina. “Ci rivolgiamo a una rete di vendita internazionale: non vendiamo, cioè, direttamente al cliente privato, ma ci affidiamo a concessionari selezionati. La nostra rete va dalla Nuova Zelanda alla California passando per tutti i principali mercati nautici”. La scelta dei collaboratori, intesi come dealer, passa per un processo di valutazione da parte dell’azienda, che prende in considerazione la loro organizzazione, quanto sono conosciuti e strutturati sul territorio e le loro capacità nella fase di trattativa, ma anche di assistenza post-vendita.
La rete presente sul suolo italiano è composta essenzialmente da tre concessionari e questo perché Absolute è “un’azienda fortemente orientata verso l’export”. Oggi, infatti, può contare su una forte presenza nei mercati del Nord-America, del Mediterraneo – inteso in senso ampio, quindi comprendendo anche Turchia, Emirati Arabi, Paesi del Centro Europa e Scandinavi – e del Sud-Est asiatico. “Dove manchiamo – continua Ceruti – è nel Centro e Sud America, ma queste sono le zone in cui nei prossimi anni ci focalizzeremo in termini di sviluppo”.
Absolute ha sperimentato un momento di forte crescita dopo il 2008, in controtendenza con la crisi generalizzata dell’economia partita in quell’anno. In azienda hanno dato anche un nome alla svolta, chiamandola ‘Absolute global project’. “Abbiamo continuato a investire nonostante il periodo – spiega Ceruti –. Ci siamo spostati sulla produzione della gamma Flybridge, un’imbarcazioni a tre ponti che in quel momento stava diventando la tendenza del mercato. L’idea alla base era quella che bisognava rendere il prodotto Absolute appetibile in tutto il mondo. E per farlo dovevamo individuare le caratteristiche, dal punto di vista progettuale e tecnico, che potevano piacere ed essere più versatili”.
Quanto è successo nel 2008 ha delle analogie con l’andamento degli ultimi anni, in cui nonostante il rallentamento imposto dalla pandemia Absolute ha continuato a reinvestire parte dei suoi guadagni per rinnovare l’offerta. Ma non solo. “A metà febbraio abbiamo lanciato un nuovo prodotto al Salone nautico di Miami, la 52 Fly. E al Salone di Cannes di settembre, l’appuntamento che dà tradizionalmente il via alla stagione nautica, presenteremo un nuovo progetto” di cui Ceruti non può rivelare di più. Non solo l’offerta, si diceva: a breve inizieranno anche i lavori di espansione dello stabilimento piacentino. “È un aspetto importante – aggiunge Ceruti – perché riteniamo che un’azienda debba innovarsi anche dal punto di vista strutturale: per questo ci preoccupiamo di avere un cantiere per quanto possibile sostenibile”. La competitività, insomma, passa anche da una costante attenzione nel reinvestire in ciò che più può continuare ad alimentare la crescita stessa.
Una strategia che ha dato i suoi frutti. Per tornare ai dati economici, infatti, l’esercizio 2021 si è chiuso anche con un reddito operativo di oltre 17,65 mln e un patrimonio netto di 71,59 mln. Il risultato è stato pari a 13,53 mln. L’azienda, inoltre, aveva cassa per circa 39,23 mln grazie a un Posizione finanziaria netta (Pfn) negativa. Il rapporto tra la Pfn e l’Ebitda medio del triennio 2019-2021 è -1,96. Infine, il Roe, il reddito sul capitale proprio, è del 18,9% e le agenzie di rating hanno assegnato ad Absolute lo score Aa, giudizio molto vicino al massimo grado di solvibilità per una società (rappresentato dalla tripla A).
Tutti questi dati rendono Absolute un’impresa Champions per il 2023 secondo la ricerca realizzata dal Centro Studi ItalyPost e L’Economia del Corriere della Sera e presentata all’evento del 31 marzo a Palazzo Mezzanotte di Borsa Italiana a Milano. Absolute sarà poi presente giovedì 4 maggio alla tappa di Parma del tour che vedrà protagoniste le migliori imprese di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Marche.