Vola il candidato di destra, trainato da una Lega che mai come prima agguanta il primato anche al centro-sud. Crolla il M5S, che rispetto alle politiche dimezza i suoi voti e sprofonda al 20,3%. Resiste il centrosinistra in formazione civica e allargata, a scapito di un Pd ancora in difficoltà. È l’esito delle regionali d’Abruzzo che, secondo le prime proiezioni Swg per il TgLa7, dal rosso vira decisamente al bruno e si riscopre sovranista. Facendo emergere un dato poco incoraggiante: il sensibile calo dell’affluenza, al 53,1%, otto punti sotto il dato dell’anno scorso.
A scrutinio ancora in corso, in base alle elaborazioni dell’istituto di ricerca, il senatore di FdI Marco Marsilio risulta il più votato con il 48% dei consensi e stacca di parecchio il suo diretto inseguitore: a sorpresa, l’ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, capofila di un’ampia coalizione di associazioni laiche e cattoliche, partiti di centro e progressisti (dal Pd ai radicali), che si ferma al 29,5. A uscire pesantemente sconfitta è la grillina Sara Marcozzi, che col 21,7% si piazza solo terza a 8 lunghezze da Legnini, restando fuori persino dal consiglio regionale.
Un’autentica débâcle per il Movimento, che proprio qui il 4 marzo aveva registrato una delle sue performance migliori: quasi il 40%. E viceversa un trionfo per la Lega di Salvini che rispetto al misero 13,8 racimolato la scorsa primavera schizza al 26,6 e diventa il primo partito della regione cerniera tra Centro e Sud Italia. Un inedito assoluto. Così sbaragliando non solo gli alleati di governo, ma pure gli ” amici” di Forza Italia, finora sempre finiti davanti. Col risultato di spostare dalla sua parte, forte di un consenso pesato nelle urne e non più solo nei sondaggi, gli equilibri interni sia alla maggioranza giallo- verde, sia al centrodestra tradizionale.
D’ora in poi sarà più complicato per Di Maio e Conte alzare muri o porre veti: dalla Tav all’autonomia, il leader del Carroccio intende andare dritto come un treno. Intenzione appena dissimulata dalle pubbliche rassicurazioni offerte ancora ieri: « Le elezioni in Abruzzo cambiano la vita degli abruzzesi, a Roma non cambia nulla, l’alleanza di governo questa è e questa rimane » . E anche sulla vecchia coalizione, sarà lui a decidere se e quando riunirla, Berlusconi se ne faccia una ragione, che fin dalle prossime scadenze ( regionali in Sardegna escluse) non è detto si corra di nuovo insieme. Anzi. La Lega può farcela da sola, tutt’al più con Giorgia Meloni ( soddisfatta per un lusinghiero 6,5%) e il nuovo polo sovranista in gestazione. E ciò nonostante gli azzurri non abbiano sfigurato: con il 9,5% risultano vicino a quello del Pd, che raggiunge il 9,7. E in serata Berlusconi esulta: « Si apre una pagina nuova, il centrodestra è maggioranza naturale tra gli elettori » .
D’altra parte impadronirsi dei due forni accesi a giugno è da sempre l’obiettivo di Salvini, che nella notte gioisce: « Grazie Abruzzo! Noi più forti degli attacchi e della bugie » . Il leader della Lega per conquistare la vittoria non si è neppure fatto scrupolo di violare, per ben due volte ieri, il silenzio elettorale. « Io ce l’ho messa tutta! Oggi tocca a voi: dalle 7 alle 23, bastano 5 minuti del vostro tempo, una croce sul simbolo Lega e vinciamo », il primo tweet del “Capitano” a seggi non ancora aperti. Tweet Che fa subito insorgere il Pd: « In una domenica elettorale il ministro dell’Interno non deve fare propaganda » , si indigna l’ex premier Gentiloni. « Infrange la legge, mandiamolo a casa » l’invito di Zingaretti. «Invece di garantire il corretto svolgimento delle elezioni continua a calpestare le regole » tuona Martina. Tutti però convinti che si possa tornare a sperare: la coalizione aperta e civica di Legnini, che partendo dal 19% delle politiche in Abruzzo ha comunque superato il M5S, come laboratorio di un centrosinistra nuovo e finalmente competitivo.