Alzi la mano chi non ha mai avuto in casa una passata di pomodoro Mutti. La ragione per la quale, se si potesse avere una panoramica di chi si è mosso dopo questa provocazione iniziale, si vedrebbero ben poche mani alzate la si trova facilmente online: il marchio è infatti tra i più apprezzati dai consumatori. Un risultato che è frutto anche di una scelta ben precisa: quella di utilizzare pomodori raccolti durante il loro ciclo di crescita naturale e puntare così sulla qualità della materia prima e sul rispetto dei periodi di lavorazione.
Non solo passate però: tra i prodotti offerti dall’azienda parmense ci sono anche concentrati, polpe e pelati. E poi sughi, salse pronte e pesti, tutti ovviamente a base di pomodoro. Nemmeno la siccità e l’impennata dei costi energetici dello scorso anno hanno fermato Mutti, che ha chiuso la campagna di lavorazione con oltre 600 mila tonnellate di pomodori lavorati. Una quantità in grado di garantire l’approvvigionamento negli oltre 100 Paesi in cui l’azienda è presente. Hanno contribuito a questo risultato circa 1.100 collaboratori stagionali, che per quest’anno – lo ha annunciato qualche giorno fa la stessa Mutti – aumenteranno a 1.200.
Proprietaria dell’azienda di Parma, che conta tre stabilimenti in Italia tra Montechiarugolo, Collecchio (Pr) e Oliveto Citra (Sa), è Red Lions Srl, holding che prende il nome dai due leoni dorati su sfondo rosso del logo di Mutti. A controllarla al 100% è l’omonima famiglia, di cui Francesco, attuale presidente, rappresenta la quarta generazione.
Una storia, quella della famiglia e di quest’azienda, che parte nel 1850 con Giovanni Mutti, tra i primi ad applicare le tecniche di alternanza per le coltivazioni oggi adoperate dall’agricoltura biologica. E che arriva a oggi, con un processo di raccolta che si è fatto quasi completamente meccanizzato e, grazie alla collaborazione con alcune università, si stanno sviluppando progetti di agricoltura di precisione tramite l’uso dei big data. Il tutto, però, attenzionando anche l’aspetto ambientale, di cui la partnership con Wwf Italia per ridurre impronta idrica ed emissioni di CO2 è solo un esempio.
Bastano pochi numeri per rendersi conto dell’espansione di quest’impresa nata oltre 120 anni fa: nel 2019 Red Lions fatturava circa 340,82 mln di euro, diventati 415,96 mln l’anno seguente e 437,34 mln nel 2021 e segnando dunque un +28,32% sul pre-pandemia. Dal 2015, quando il fatturato era di poco inferiore ai 204,65 mln, l’impresa ha un tasso composto di crescita annuale del 13,49%.
Andamento identico per la marginalità, passata dai 23,09 mln (equivalenti a un margin del 6,78%) del 2019 ai 45,89 mln (11,03%) del 2020 e ulteriormente salita poi a 48,72 mln (11,14%). L’Ebitda percentuale medio dei tre anni è stato del 9,86%.
Nel 2021, Red Lions ha chiuso l’esercizio con un Ebit di quasi 16,85 mln e un utile di oltre 11,73 mln. L’azienda poteva contare su un patrimonio netto di 408,42 mln, ma aveva debiti per 9,72 mln a causa di una Posizione finanziaria netta (Pfn) positiva.
Stando al rating More di Modefinance, agenzia di rating del gruppo Teamsystem, Red Lions ha ricevuto lo score BBB nel 2021. In quell’anno il Roe, l’indice di redditività del capitale proprio, era del 2,87% mentre il rapporto tra la Pfn e il valore medio dell’Ebitda nel triennio 2019-2021 è di 0,25.
Red Lions è una tra le aziende presentate all’evento dello scorso 31 marzo a Palazzo Mezzanotte di Borsa Italiana a Milano. In questa occasione è stata resa nota la ricerca sulle 1.000 Imprese Champions realizzata dal Centro Studi ItalyPost e L’Economia del Corriere della Sera. Mutti, rappresentata dal suo ad, è stata poi presente giovedì 4 maggio alla tappa di Parma del Meet the Champions, il tour che vedrà protagoniste le migliori imprese di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Marche.