Spesso nel nostro immaginario l’idea che abbiamo dell’industria della concia si accompagna a quella di inquinamento, di pericolosità e, non da ultima, da quella dei danni recati all’ambiente. Niente di più distorto: il settore è anzi un esempio ante litteram, ma ormai consolidato, di economia circolare. Tanto più quando il distretto conciario preso in considerazione è il più grande a livello europeo: quello di Vicenza.
Provare per credere. Uno dei massimi esempi in questo senso è Sicit Group di Arzignano, proprio nella sopracitata provincia veneta. La sua storia comincia nel 1960 a Chiampo, un ‘comune più in là’, con Giuliano Guardini. L’intento iniziale della sua società era quello di estrarre dai residui della concia del pellame il cromo e poi rivendere questa materia. L’idea non si rivela vincente, ma, come non di rado accade al genio italiano, è la situazione di difficoltà a stimolare una soluzione inedita. Dalla pelle grezza, allora, ecco che si ricava il carniccio che, attraverso una serie di processi chimici, può essere riutilizzato come fertilizzante per l’agricoltura.
Sicit è diventata così, sul finire degli anni Sessanta, il precursore nell’utilizzo di idrolizzati proteici nel mercato dei biostimolanti per l’agricoltura. Si tratta di sostanze in grado di migliorare la qualità e la resa delle colture, utilissime in situazioni di stress abiotico come – e non potrebbero essere temi più attuali – periodi siccitosi o di grandi piogge. Oggi, poi, l’azienda vicentina è anche leader in un altro mercato in forte crescita: quello dei ritardanti per i gessi. Un esempio diverso di come dai residui delle concerie si possa ottenere un prodotto sostenibili e ad alto valore aggiunto utilizzabile, in questo caso, nel settore edilizio. Grazie a queste attività, secondo l’agenzia indipendente Sustainalytics l’impresa di Arzignano ha raggiunto l’8% delle migliori aziende al mondo per la chimica e l’agricoltura.
In Italia, Sicit dispone di tre laboratori all’avanguardia e di due stabilimenti produttivi altamente automatizzati e tecnologici. Il primo è lo storico – ma nemmeno troppo, visto che è stato rinnovato tra il 2006 e il 2011 – di Chiampo, il primo impianto per la produzione di concimi a base di amminoacidi nel mondo; il secondo è quello di Arzignano, inaugurato nel 2004 e che, con la sua superficie di 20 mila metri quadrati, è uno dei più grandi nel suo genere a livello globale. Per soddisfare il suo mercato B2B, l’azienda vicentina può contare all’estero anche su una filiale in Cina, a Shangai, e su una negli Stati Uniti, a Larchmont (New York).
Non solo impianti fortemente automatizzati e tecnologici, però. Oltre a investimenti in R&D a contraddistinguere l’attività di Sicit ci sono anche quelli volti a creare valore per i dipendenti. Come? Secondo l’ad Massimo Neresini le parole chiave sono ‘ascolto’ e ‘spirito di squadra’. Questo si traduce anche in una serie di premi di produzione e di iniziative di welfare che puntano molto sull’inclusione. E ogni anno Sicit destina tra i 200 e i 300 mila euro al sociale (cifra che ha superato i 700 nell’anno della pandemia).
A supportare questi investimenti sono le performance del Gruppo, che solo nel triennio 2019-2021 ha visto il proprio fatturato aumentare da 56,66 mln a 63,16 mln e, infine, attestarsi a 81,87 mln (+44,49% sul pre-pandemia): una cifra più che doppia rispetto ai ricavi del 2015 che erano di ‘solo’ 40,49 mln. Nei sei anni, dunque, il tasso composto di crescita annuale è stato del 12,43%. Anche la marginalità è aumentata, sia in termini valoriali che percentuali: nel 2019 l’Ebitda era pari a 19,62 mln (34,62%), nel 2020 era di 21,97 mln (34,78%) e nel 2021 di 29,53 mln (36,11%). Il margine operativo lordo percentuale medio è stato dunque del 35,28%. In questi tre anni i risultati sono stati sostenuti anche dalla quotazione in Borsa, avvenuta proprio nel 2019 a seguito della business combination con SprintItaly da cui è nato Sicit Group. L’anno seguente è il Gruppo è sbarcato sul segmento Star del Mercato Telematico Italiano, mentre ad agosto 2021 è avvenuto il delisting.
L’esercizio 2021 si è chiuso anche con un Ebit di 23,56 mln e utili per 16,05 mln. Il patrimonio netto dell’azienda a quell’altezza era di 113,86 mln. Inoltre, Sicit Group aveva cassa per quasi 28,35 mln grazie a una Posizione finanziaria netta (Pfn) negativa. Il rapporto tra la Pfn e l’Ebitda nel triennio 2019-2021 è quindi di -1,2. Stando al rating More di Modefinance, agenzia di rating del gruppo Teamsystem, l’impresa ha ricevuto lo score A. E il Roe, l’indice di redditività sul capitale proprio, nello stesso anno è stato pari al 14,1%.
Sicit Group è una tra le aziende presentate all’evento dello scorso 31 marzo a Palazzo Mezzanotte di Borsa Italiana a Milano. In questa occasione è stata resa nota la ricerca sulle 1.000 Imprese Champions realizzata dal Centro Studi ItalyPost e L’Economia del Corriere della Sera e poi presentata durante l’anno tramite un tour che vedrà protagoniste le migliori imprese di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Marche.