L’alfabeto della rinascita nasce da un lungo percorso nato negli anni Novanta. L’ultima tappa della progettazione del libro ha preso forma per riemergere dal più recente sconvolgimento vissuto, la pandemia, con l’obiettivo di mettere a fuoco e sottolineare chi siamo, noi italiani. L’alfabeto è un frutto di lavoro comune che ha portato l’autore a dare spunti di riflessione che emergono dalle storie utopiche di ciascuna impresa esemplare.
Se nella vita in generale non ci sono garanzie, questo insegnamento vale in modo particolare in una fase di radicale cambiamento come quella che stiamo vivendo e ancor più per le imprese, protagoniste del nostro tessuto economico. L’atteggiamento delle 26 aziende italiane raccontate in questo libro corrisponde alla loro anima, al loro cuore e alla loro testa. E qui sta il punto: riuscire a preservare la ricchezza fragile di un luogo composito come il territorio italiano, affrontando le difficoltà del proprio auto-governo, della responsabilità e della decisione. Dalle storie narrate emergono similitudini e combinazioni inaspettate, nel tempo e nello spazio (date e luoghi di nascita delle aziende si dipanano in un secolo tutto italiano, dal 1921 al 2021), e proprio su di esse poggia il Decalogo dell’Italian Human Design proposto nel libro: sulle risorse di sensibilità e di intelligenza che esistono nelle persone, negli imprenditori e nei loro collaboratori, nelle aziende e nei loro territori. Perché è solo facendo leva su di esse che si può «rigenerare» l’energia relazionale di cui abbiamo bisogno. Ricordando che se c’è un fattore nel quale gli italiani sono imbattibili è l’intensità emotiva.
I generalissimi: dieci aziende, dieci top manager e le loro storie. Un modo diverso di raccontare i campioni del Made in Italy, imprese di eccellenza in settori industriali molto diversi l’uno dall’altro. È l’approccio del nuovo libro di Paola Pilati, giornalista di grande esperienza dopo aver a lungo guidato le pagine dell’Economia del settimanale L’Espresso.
Si può raccontare il made in Italy attraverso i fatturati, le joint venture, la conquista di quote di mercato. “I generalissimi” si propone di farlo attraverso coloro che conducono le aziende nel realizzare i loro obiettivi, i manager che siedono al vertice: gli amministratori delegati. Gli uomini e le donne che hanno la responsabilità non solo di guidare le scelte strategiche che proiettano nel futuro quelle aziende, ma anche di preservarne la storia, i valori fondanti, la ricchezza di esperienze e di sapere che scorrono nell’organismo collettivo di chi ci lavora. Donne e uomini che con diversi approcci alla leadership e alla cultura aziendale guidano alcune tra le più grandi imprese italiane. Dai giganti della capitalizzazione in Borsa come Eni ed Enel ai campioni assoluti nel loro settore come Fincantieri e Snam, dalle storie di imprese familiari della farmaceutica Chiesi e della chimica Coim alla Brembo dei freni della Formula 1 e al gruppo Calzedonia, presenza virale nelle main street di mezzo mondo, fino ad aziende a guida femminile come Kiko e il suo fast make-up di successo e come i superyacht Bluegame della Sanlorenzo, tra i brand più riconoscibili nel settore lusso. Sono dieci casi diversi, ognuno esemplare del proprio settore, ma con un tratto comune: dimostrano che il capi – talismo all’italiana è perfettamente inserito nelle grandi catene del valore, intrepido sui mercati internazionali e guidato da manager aperti al nuovo “umanesimo” che percorre la società. Prefazione di Stefano Cuzzilla. Con un’intervista a Valerio De Molli.
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