Il 2020 di illycaffè chiude a quota 446,5 milioni di euro di fatturato. Il 14% in meno dell’anno precedente. «La verità però è che sono soddisfatto – dice l’ad Massimiliano Pogliani – questo meno 14% per me è un ottimo segno. Tradizionalmente, il 60% del business di illycaffè deriva dai consumi fuori casa, e con tutti i bar e i ristoranti chiusi in Italia e nel mondo per colpa della pandemia, le perdite avrebbero potuto essere decisamente superiori, se non avessimo accelerato sugli altri canali di vendita: i supermercati, dove siamo cresciuti del 30%, e l’e-commerce, dove siamo cresciuti del 39%».
Per riposizionarsi il più rapidamente possibile su questi canali alternativi, già ad aprile 2020 illycaffè ha installato una linea produttiva aggiuntiva per le capsule destinate alla grande distribuzione. «Se però devo votare quale è stata la scelta più vincente – sostiene Pogliani – direi che è stata quella, due anni fa, di investire nella trasformazione digitale dell’azienda, dalle macchine connesse tra di loro fino al customer care. Perché quest’anno l’e-commerce non solo è stato un canale importante di vendita quando altri erano chiusi, ma è stato soprattutto un canale di relazione con il cliente. Più della metà di consumatori che ora ci scelgono online prima non compravano da noi, il che mi fa sperare che una volta tornati a un andamento più tradizionale dei ricavi, questo per noi sarà tutto business aggiuntivo».
Insieme con il resto del fuori casa, anche la rete degli illy Caffè – tanto in gestione diretta quanto in franchising – ha subito gli impatti delle chiusure dovute al Covid. A fine 2020 i punti vendita monomarca di illy erano 225, tra i quali 186 illy Caffè (di cui 16 in gestione diretta) e 39 illy Shop. Eppure, nonostante la debolezza dei canali legati al consumo fuori casa, illycaffè ha comunque incassato un utile netto di 5 milioni di euro. Il primo trimestre del 2021? «È andato bene – dice Pogliani – ci sentiamo di essere positivi e pensiamo di tornare in traiettoria entro la fine di questo anno».
Quello appena chiuso è anche il primo bilancio votato da Rhone Capital, la società di private equity americana che a febbraio ha formalmente completato il suo ingresso come azionista di minoranza (con una quota del 20%) nell’azienda della famiglia Illy. «Al cda che ha approvato i conti del 2020 – racconta Pogliani – si sono detti contenti dell’andamento dell’impresa in questo primo trimestre del nuovo anno. Lo considerano in linea con quanto ci eravamo detti prima che firmassero l’ingresso nella compagine azionaria».