La crescita economica – e la speranza di cose migliori a venire – è la religione del mondo moderno. Eppure le sue prospettive sono diventate fosche, con crolli che seguono i boom in un ciclo infinito. Negli Stati Uniti, l’ottanta per cento della popolazione non ha visto aumentare il potere d’acquisto negli ultimi trent’anni e la situazione non è migliore altrove. The Infinite Desire for Growth (in lingua inglese) mette in luce l’ossessione di volere di più e le tensioni globali che ne sono derivate. Tra risorse limitate, aumento della popolazione, degrado ambientale e disordini politici, la ricerca di nuovi obiettivi sociali e individuali non è mai stata così critica. L’economista Daniel Cohen offre un tour vorticoso della storia della crescita economica, dai primi giorni della civiltà ai tempi moderni, sottolineando ciò che è così inquietante oggi. La nuova economia digitale sta stabilendo un modello di produzione “a costo zero”, il software poco costoso sta assumendo compiti di base e anni di sfruttamento del mondo naturale hanno iniziato a ritorcersi contro di noi e ciò ha conseguenze, anche mortali. Lavorare sodo non garantisce più l’inclusione sociale o il reddito. Attingendo a economia, antropologia e psicologia e pensatori che vanno da Rousseau a Keynes e Easterlin, Cohen esamina come un futuro meno dipendente dal guadagno materiale potrebbe essere considerato e come, in una cultura della competizione, i desideri individuali potrebbero essere meglio in sintonia con le maggiori esigenze della società. In un momento in cui desiderare ciò che non abbiamo è diventato un’ossessione, The Infinite Desire for Growth esplora i modi in cui potremmo reinventare, per il ventunesimo secolo, il vecchio ideale del progresso sociale.