Seidenstraßen “Vie della seta”, questo il nome dato da Ferdinand von Richthofen, geologo e geografo tedesco della fine del XIX secolo – e, sia detto per inciso, zio del Barone rosso, leggendario aviatore tedesco della Grande guerra –, a quel complesso reticolo di strade che percorre il vecchio continente, unendo la Cina all’Europa. Le complesse vicende del XX secolo, i muri e le cortine che spezzavano la continuità terrestre dell’Asia, fecero sì che la sua importanza declinasse quando la supremazia mondiale era questione puramente atlantica, ma ora le Vie della seta tornano a essere il cuore di un mondo policentrico, in cui ogni regione è centro e periferia al tempo stesso. Peter Frankopan nel suo libro Le Vie della Seta. Una nuova storia del mondo, traccia un affascinante affresco, pur con qualche piccola sbavatura, forse inevitabile in un’opera di tale ampiezza, della storia dell’Asia e dell’Europa mettendo al centro le idee, i commerci, gli eserciti che hanno percorso queste vie da quando Ciro il Grande salì al trono in Persia ai nostri giorni. L’opera di Frankopan ha avuto una vasta eco in Europa e negli Stati Uniti, proponendo un nuovo modo di fare Storia, prossimo a quella World History tanto in voga oltreoceano, e al tempo stesso un nuovo approccio alla geopolitica, un metodo di analisi che nell’interpretazione del fatto politico tenga conto della profondità temporale dei fenomeni storici.
Oggi è la Cina a investire più di ogni altro sulla Via della seta, che gli eredi del Celeste Impero vedono come una via di penetrazione verso l’Asia centrale e occidentale, fonti essenziali di materie prime e di energia, e verso l’Europa, ambito mercato e al tempo stesso possibile partner commerciale. Al centro stanno Russia e mondo turco-iranico, pronti ad approfittare dell’occasione per tornare a essere protagonisti. La Cina programma a lungo termine e nella sua lucida analisi tiene conto dell’economia, certo, ma anche di criteri politici e culturali.
Che ruolo per l’Europa e per l’Italia? L’autore sembra temere il progressivo declino e l’eventuale fine della supremazia occidentale, sottolineando come questa cruciale regione sia fuori dai radar dei Paesi europei e lontana dal continente americano. Sarà pur vero, ma la nuova centralità delle potenze continentali ci offre la grande occasione di tornare a giocare da protagonisti, investendo sulla riapertura di questo vasto spazio politico, culturale ed economico.
Un’ultima riflessione da italiano: guardando la cartina della nuova Via della seta che illustra il capitolo conclusivo del libro di Frankopan, salta all’occhio che l’Europa meridionale è lasciata completamente in bianco, raggiunta solo dal gasdotto trans-adriatico (Trans Adriatic Pipeline, TAP), stupidamente contestato da quanti sono persi nell’ammirazione del proprio ombelico. Ottocento anni orsono Marco Polo partiva da Venezia alla conquista della Cina e i fondaci veneziani si riempivano di preziose merci orientali. Oggi dobbiamo tornare a essere il punto d’arrivo delle mille Vie della seta che sono il vero sistema nervoso del mondo.
*Treccani, 6 novembre 2017