Elvira Serra ci offre un confronto fra tre generazioni di donne.
Lulù, Marianna, Chiara. E già qui Elvira Serra ci mette in posizione di scacco, perché per poterle definire correttamente bisogna individuare un personaggio di riferimento e fare una scelta di campo. Per orientarmi mi rifarò alla scelta che inconsapevolmente subii quanto lessi per la prima volta questo romanzo.
Il mio personalissimo fulcro è Marianna, nella narrazione una brillante ed affermata ginecologa. “Marianna era cresciuta spigolosa e indipendente, in modo inspiegabile e non facile da accettare”.
Scelta Marianna è ora facile dire che Lulù è sua madre e Chiara sua figlia. Di loro torneremo a parlare tra poco.
Diamo un’ambientazione al romanzo, partendo dal titolo: “le stelle di Capo Gelsomino”.
Inutile attivare Google Earth, questa località non esiste, il vostro motore di ricerca non la troverà mai. Eppure non stiamo parlando di un luogo di pura fantasia, ma di un tratto di costa che Elvira Serra ha tratteggiato riprendendo tutte le caratteristiche morfologiche e sentimentali di un lembo della terra di Sardegna che l’autrice conosce molto bene: Capo Comino.
Siamo nel comune di Siniscola, nella Barbagia di Nuoro, lungo la costa orientale della Sardegna. Alle spalle della lunga e bellissima spiaggia di sabbia bianca e finissima, si trovano le più grandi dune della costa orientale sarda; a sud il paesaggio cambia, presentando una costa rocciosa alla cui estremità orientale è situato un faro, in prossimità del capo da cui prende nome l’intera zona. A poche centinaia di metri dalla costa i resti di una flotta romana del periodo di Nerone, distrutta da una tempesta, vegliano silenziosi.
Da questo luogo d’origine isolano Marianna e Chiara partono e tornano, facendo la spola tra una vita vissuta al passo con i tempi sul continente ed i ricordi ed i profumi della fanciullezza e della gioventù.
Chiara e Lulu’ sono legate da affetto e complicità. Tra Marianna e Lulù sono le recriminazioni ad intaccare i lunghi silenzi. Un segreto familiare sarà la chiave di volta che armonizzerà la vita delle protagoniste mentre il tema della maternità sarà l’arcano che darà potenza, dolcezza, intimità, disperazione ed allegria al romanzo.
Un testo per donne? No. Un testo scritto da una donna, che penso che nessun uomo sarebbe stato in grado di scrivere allo stesso modo, forse nemmeno sotto dettatura. Un romanzo che immagino una donna possa assimilare con più genuinità e familiarità rispetto ad un uomo, ma che è anche alla portata del genere maschile.
Il libro torna sulla libreria, in alto, nello scaffale più complicato da raggiungere. E credo che vi rimarrà a lungo senza che io lo riprenda in mano. Di solito gli scritti che mi hanno coinvolto li ricordo bene, non serve tenerli a portata di mano. Il tempo scorre, se un giorno iniziassi a dimenticarlo – complice la memoria labile – lo cercherò e lo rileggerò.
*Linkiesta, 10 settembre 2019