Le sempre maggiori conoscenze che stiamo accumulando sulla genetica e sull’evoluzione umana hanno una forte influenza sulla percezione che avvertiamo di noi stessi. Un’influenza tale da richiamare un concetto potente come il destino, spesso associato a un’idea di predeterminazione scritta nei nostri geni. La realtà è però ben più complessa. In questa raccolta di saggi, Alberto Piazza – professore emerito di genetica umana presso l’Università di Torino e fondatore dell’ente di ricerca Human Genetics Foundation – prende spunto proprio dal significato di destino per tracciare un viaggio di esplorazione della natura biologica, culturale e morale dell’essere umano, dove scienza, letteratura e filosofia si incontrano e dialogano, conducendoci in un’appassionata riflessione sull’identità, la memoria, la morale e l’etica.
Il motivo di un quadro genetico tanto variegato, tipico della popolazione italiana, risiede nella moltitudine di migrazioni che hanno interessato la nostra penisola e che hanno introdotto fin dalla preistoria nei genomi degli italiani frammenti di Dna provenienti da altri gruppi. Ma non basta fermarsi alla consapevolezza che il concetto di “razza umana” non abbia fondamento scientifico: bisogna interrogarsi sul motivo per cui lo stereotipo della “razza” sia così difficile da estirpare. Uno dei grandi nodi che l’umanità non è ancora riuscita a sciogliere, infatti, vede la contrapposizione tra l’evoluzione biologica, che premia la variabilità in quanto veicolo di evoluzione, e l’evoluzione sociale, che invece premia l’omogeneità quale garanzia di conservazione della struttura sociale esistente.
Alla radice del razzismo sta dunque la risposta ad un problema più fondamentale, che né la scienza né la legge possono da sole risolvere: dobbiamo augurarci una società culturalmente omogenea o una società multiculturale? La natura, e forse anche la cultura, ci hanno indicato che le strategie miste possono fornire maggiori vantaggi.