Nel giorno del record dei nuovi contagi, saliti oramai a 5.883 (ben 1.145 in più in sole 24 ore), il governo si appresta a varare un decreto che mette in quarantena mezzo Nord fino al 3 aprile. Con un secondo provvedimento, di cui è circolata una bozza ieri in tarda serata, estende a tutta Italia le misure della “zona gialla”. Sospendendo ovunque manifestazioni, eventi e spettacoli, nonché pub, discoteche, sale giochi e da ballo. Raccomandando a tutti «di limitare la mobilità al di fuori dei propri luoghi di dimora abituale ai casi strettamente necessari». Raccomandazione rinforzata per anziani, malati cronici e immunodepressi.
Le misure rafforzate, contenute in una bozza, danno l’idea della situazione e della percezione da parte del governo dell’escalation dei nuovi contagi. La stretta è quella del Dpcm (la cui bozza è trapelata ieri sera) che allarga oltre le previsioni le aree rosse del Nord. Da domani dovrebbe scattare il divieto di muoversi, «salvo che per gli spostamenti motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza», per tutti i cittadini dell’intera Lombardia, più quelli di 11 provincie: Modena, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro, Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria. Tutte aree giudicate dagli esperti del comitato tecnico che affianca il Governo a forte diffusione dei contagi e con presenza di virus autoctoni. Che proprio perché non di importazione, sono più difficili da contenere.
A scanso di equivoci la bozza di decreto specifica che non solo andrà evitato «in modo assoluto ogni spostamento in entrata e in uscita dai territori», ma anche «all’interno dei medesimi». Insomma, salvo emergenze, ciascuno resti dov’è. E per chiudere bene i recinti un articolo ad hoc prevede che i Prefetti si avvalgano di polizia ed esercito. I divieti diventano poi una «forte raccomandazione» a restare a casa e limitare i contatti sociali rivolta agli italiani di qualunque longitudine quando si hanno tosse, raffreddore o difficoltà respiratorie e febbre sopra 37,5. Ovviamente il divieto è «assoluto» per chi è in quarantena, perché sospetto di contagio o già risultato positivo al test.
Poi scattano tutta una serie di divieti, simili a quelli delle vecchie zone rosse. Chiuse le Università e le scuole di ogni ordine e grado, così come master e corsi professionali. Per tutte le attività didattiche si potrà ricorrere alla formazione a distanza. Niente svaghi almeno fino al 3 aprile in tutta Italia. Scatta infatti la serrata per cinema, teatri, pub, scuole di ballo, discoteche, e sale scommesse. Chiusi anche i musei e gli impianti sciistici, in questo caso solo nelle aree rosse. Lo sport invece lo si potrà fare all’aperto, sempre garantendo la distanza di un metro gli uni dagli altri. Nelle aree rosse porte sbarrate invece per palestre, centri sportivi, piscine, centri benessere e termali, che resteranno aperti nel resto del Paese ma garantendo le distanze di sicurezza. Sospesi gli eventi sportivi, che si potranno disputare però a porte chiuse, come era già stato deciso dal precedente decreto. Salva così la Serie A. Bar e ristoranti invece rimarranno aperti. Ma con l’obbligo per i gestori di far rispettare sempre la distanza di sicurezza di un metro, pena la sospensione dell’attività in caso di violazione delle restrizioni. Anche nelle zone rosse negozi, supermarket e centri commerciali rimarranno aperti, ma i gestori dovranno fare entrare i clienti un po’ alla volta «o comunque con modalità idonee a evitare assembramenti di persone». Nei giorni festivi e prefestivi sono comunque chiuse «le medie e grandi strutture di vendita», nonché i negozi situati dentro i centri commerciali. Anche in tutti questi casi il mancato rispetto delle disposizioni fa scattare la sospensione dell’attività. Stesse regole valgono per i luoghi di culto, mentre sono sospesi i concorsi pubblici e privati, salvo quelli che si possono svolgere per via telematica o con selezione limitata ai curriculum. Via libera invece ai concorsi per assumere personale sanitario.
Salutato positivamente dagli amministratori che avevano reclamato maggiore fermezza, il provvedimento del governo viene comunque criticato per la sua vaghezza eccessiva. Per il governatore lombardo Fontana la bozza «è, a dir poco, pasticciata». Lo stesso Stefano Bonaccini (Pd) dall’Emilia-Romagna chiede «soluzioni più coerenti e condivise».