L’emergenza economica legata al coronavirus presenta due enormi difficoltà per il governo. Non è ancora possibile determinare con certezza che tipo di shock abbiamo davanti. Inoltre, gli strumenti che l’Italia ha a disposizione sono limitati. Le ricette anticipate domenica su Repubblica dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri appaiono per ora ragionevoli, ma andranno riviste a seconda dell’evoluzione dell’infezione e della reazione dei mercati finanziari.
L’impatto del Covid-19 sull’economia mondiale e italiana è molto difficile da pronosticare. L’Ocse ha tagliato ieri le sue stime della crescita globale per il 2020 dal 2,9% al 2,4%, portando quelle dell’Italia a zero, ma ha avvertito che la frenata potrebbe essere ancora maggiore.
Il primo problema è che non possiamo sapere quanto protratto sarà il rallentamento: dipenderà dall’evoluzione del virus, e dalla capacità di trovare contromisure mediche adeguate. A oggi, gli scienziati non hanno risposte certe a queste domande. È dunque impossibile trovarle tra gli economisti.
Il secondo è che non sappiamo se il problema principale sarà un rallentamento della domanda, legato al calo di consumi, investimenti ed esportazioni, o dell’offerta, a causa delle interruzioni nelle fabbriche. Nel primo caso, governi e banche centrali dovrebbero sostenere l’economia con stimoli di bilancio e monetari. Nel secondo, queste misure produrrebbero soltanto inflazione, perché i cittadini avrebbero più soldi per comprare una quantità minore di beni e servizi. La prima ipotesi appare al momento più probabile, ma non possiamo esserne sicuri.
A questi interrogativi, comuni a tutte le economie del mondo, l’Italia aggiunge limiti idiosincratici. Il nostro debito pubblico, pari a circa il 135% del Prodotto interno lordo, riduce la capacità del governo di introdurre aumenti di spesa e tagli delle tasse laddove fossero opportuni. Per fortuna, nel 2019 l’Italia è riuscita a mantenere un livello di deficit pari ad appena l’1,6% del Pil, ben al di sotto delle aspettative. Tuttavia, il rialzo dei tassi d’interesse sul debito pubblico (pur da livelli molto bassi) avvenuto la settimana scorsa e proseguito ieri ci ricorda come i margini di manovra restino stretti.
Il ministro Gualtieri ha disegnato un percorso che sembra un giusto compromesso fra l’urgenza di agire subito e le incertezze del contesto medico ed economico. Il governo sta preparando uno stimolo da 3,6 miliardi di euro, a cui si potrebbero aggiungere altre risorse in caso di intervento comune europeo. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha lanciato ieri una task force per gestire l’emergenza, ma mancano ancora i dettagli delle misure economiche che i vari Paesi vorranno mettere in campo per fronteggiare la crisi. Inoltre, sarà importante vedere come si muoverà la Bce, che per ora ha preferito non sbilanciarsi. Un’eventuale decisione di rafforzare il suo programma di acquisti di titoli di Stato potrebbe creare ulteriori spazi nei bilanci pubblici.
Per il nostro governo, molto importante sarà decidere come utilizzare i soldi che saranno stanziati. Una parte dovrà essere spesa per il sistema sanitario nazionale, dove sarebbero opportuni anche bonus per il personale che opera nelle zone più colpite. Andranno rafforzati gli ammortizzatori sociali, che pure avremmo dovuto riformare più profondamente negli scorsi anni. Le imprese avranno bisogno di aiuti, ma è importante che questi seguano logiche economiche e non elettoralistiche. L’esecutivo dovrebbe poi interrompere qualsiasi discussione su spese palesemente inutili, come le nuove riduzioni dell’età pensionistica chieste dai sindacati. Ciò contribuirebbe ad attenuare le paure sulla traiettoria del debito pubblico.
Infine, in un contesto globale in cui l’Italia viene ritenuta tra i Paesi più pericolosi per l’alto numero di casi rilevati, la credibilità dell’esecutivo diventa fondamentale.
L’iniziale smania di protagonismo televisivo di Giuseppe Conte e l’improvvisata campagna contro le fake news di Luigi Di Maio sono esempi di come non comportarsi in situazioni come queste. Purtroppo, l’Italia arriva a questa crisi con molti neofiti al governo. L’augurio è che suppliscano alla mancanza di competenza ed esperienza con una dose di umiltà.