Wall Street ha cercato di ritrovare nervi saldi e contenere le perdite davanti agli spettri di crisi sollevati dalle crescenti epidemie globali di coronavirus. Ma a dominare sono rimaste incertezza e volatilità, frutto della difficoltà nel valutare appieno la gravità del dramma sanitario e del suo impatto economico. Non solo: affiorano polemiche sull’efficacia delle risposte dei governi, a cominciare dall’amministrazione Trump, delle autorità internazionali e delle aziende. Dopo iniziali, brillanti guadagni gli indici statunitensi hanno perso slancio, oscillando nel pomeriggio tra marginali rialzi e nuove flessioni nel pomeriggio, e mantenendo aperta la possibilità di ulteriori scosse in agguato.
Le Borse europee, che avevano cominciato la giornata in forte calo, hanno in seguito recuperato in un clima tuttavia a sua volta segnato da alta tensione. L’indice paneuropeo Stoxx 600 ha chiuso sostanzialmente invariato dopo una caduta in apertura di quasi il 3 per cento. In Italia, l’FTSE Mib si è distinto per un recupero: è salito dell’1,4%, interrompendo quattro sedute negative, trainato da grandi titoli quali Enel e Fca. In un segno delle continue incognite, però, davanti al numero di casi riscontrati nel Paese il Dipartimento di Stato americano ha emesso nelle ultime ore un Travel Advisory di Livello 2 per l’Italia, che richiede di «esercitare accresciuta cautela». In Germania il Dax 30 tedesco ha ceduto lo 0,12%, il Cac 40 francese ha guadagnato lo 0,09% e il londinese Ftse 100 lo 0,35 per cento. Dal 19 febbraio i mercati azionari europei hanno però visto evaporare 1.200 miliardi di market cap.
Negli Stati Uniti il Dow Jones è inizialmente scattato in rialzo dell’1,7% ma a metà giornata è finito nuovamente in rosso. L’S&P 500 e il Nasdaq, saliti rispettivamente dell’1,4% e dell’1,8%, sono anch’essi tornati sui loro passi nel pomeriggio. Wall Street è rimasta così lontana dall’esorcizzare le perdite accumulate nelle due sedute precedenti, quando il Dow aveva bruciato quasi duemila punti e l’S&P 500 era scivolato del 6,3% mandando in fumo 1.700 miliardi di capitalizzazione di mercato, con flessioni dai titoli tecnologici a quelli finanziari e di viaggi. Né si è calmato l’appetito per i beni rifugio: i titoli del Tesoro americano di riferimento, le obbligazioni a dieci anni, hanno evidenziato rendimenti a minimi storici sotto l’1,31% rispetto all’1,328% di martedì e all’iniziale risalita in mattinata all’1,365 per cento. Le misure della volatilità, in Borsa, sono rimaste molto alte: il cosiddetto indice della paura, il Vix, è sceso solo lievemente a quota 27,8 da 28,5, ben sopra la soglia di 15 del 20 febbraio. E sulle piazze merci il petrolio è ancora sceso, per la quarta seduta consecutiva, con il Wti Usa ai minimi da un anno. Goldman Sachs ha dimezzato i pronostici di crescita della domanda di greggio per il 2020.
Hanno continuato a soffrire le piazze asiatiche, con la Cina originale epicentro delle vittime del coronavirus Covid-19 ormai diffuso in almeno 30 paesi. Il Nikkei giapponese ha ceduto lo 0,8%, ai minimi da ottobre. La Borsa sudcoreana ha perso l’1,3%, portando la flessione da inizio anno oltre il 5%, pari a quella di Hong Kong. Le prese di posizione preoccupate da parte di analisti e investitori si moltiplicano. Moody’s Analytics calcola ci siano adesso il 40% di probabilità che il Covid-19 dia origine a una pandemia e di conseguenza spinga gli Usa e il mondo in recessione. Moody’s ha anche stimato che le vendite globali di auto cadano del 2,5% nel 2020 anziché dello 0,9 per cento. I mercati future scommettono nel frattempo che la Federal Reserve tagli almeno due volte i tassi d’interesse quest’anno in uno sforzo, tutt’altro che garantito, di soccorrere l’espansione. Altri attendono semmai politiche fiscali. A tenere elevata la pressione si sono aggiunte dure controversie su risorse e coordinamento nella lotta al virus anzitutto a Washington. Dirigenti del Centro federale per le malattie infettive Cdc hanno concluso che il contagio negli Usa è al più questione di tempo e raccomandato al Paese, a comunità, ospedali, scuole e aziende di prepararsi. Ma i fondi chiesti finora dalla Casa Bianca per l’emergenza, 2,5 miliardi in parte stornati da altre priorità mediche, sono stati criticati dall’opposizione democratica come inadeguati, ancor più considerando i drastici tagli di budget e personale che l’amministrazione ha imposto alle autorità sanitarie e allo stesso Cdc. Donald Trump e i suoi ministri nelle ultime ore hanno inoltre alternato dichiarazioni rassicuranti a allarmi. Il Presidente, in particolare, ha accusato i media di seminare «panico sui mercati», mentre la sua amministrazione svolge «un ottimo lavoro».